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Pescara, 24/11/2024
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Data: 20/03/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Processo Housework - D’Alfonso, il giorno del giudizio. Oggi il processo di secondo grado dopo l’assoluzione piena. A quattro magistrati è affidato il destino del governatore d’Abruzzo

Anche stavolta, come in primo grado, attenderà il verdetto in preghiera: è il santuario benedettino di Madonna del Canneto, a Roccavivara, la meta scelta dal religiosissimo governatore Luciano D’Alfonso nel giorno in cui si deciderà la sua sorte politica e quella dell’intera regione. Potrebbe arrivare anche nella serata di oggi la decisione dei giudici della Corte d’appello dell’Aquila sul processo Housework all’ex sindaco di Pescara e ad altri 23 imputati. Il giorno della verità, che potrebbe sancire in maniera quasi definitiva la sua più completa estraneità alle numerose accuse che gli costarono la poltrona di sindaco. Altrettanto decisivo il verdetto per la procura di Pescara, che rischia di veder confermato lo scivolone giudiziario più grave degli ultimi anni. D’Alfonso, insieme ad altri imputati, venne arrestato da sindaco in carica e il governo della città, con le elezioni anticipate, passò al centrodestra. Mentre l’ordinanza a carico di D’Alfonso fu revocata dopo pochi giorni dal Gip. Anni di indagini e due anni di processo di primo grado si conclusero con l’assoluzione piena per tutti e 24 gli imputati. Non casuale la scelta del ritiro spirituale in Molise, la terra dove per D’Alfonso si consumò buona parte della traversata del deserto in attesa del processo di primo grado.
LA PRIMA SENTENZA
Una sentenza che il collegio giudicante presieduto da Antonella Di Carlo (giudici a latere Paolo Di Geronimo e Nicola Colantonio), tre toghe di grosso spessore e di assoluta serietà, blindò con delle motivazioni molto tecniche raccolte in trecento pagine. Attenendosi strettamente ai 25 capi di imputazione, il collegio smontò pezzo per pezzo l’assunto accusatorio del Pm Gennaro Varone sul sistema Pescara, concludendo che nessuna responsabilità poteva essere addebitata a nessuno degli imputati.
Oggi la parola passa ai giudici di secondo grado. E nonostante la complessità del processo e il gran numero di imputati e di avvocati, la sentenza potrebbe anche uscire in serata. Questo perché da tempo la Corte d’appello ha avuto modo di studiare sia le 150 pagine del ricorso del pubblico ministero, sia le 500 pagine di memorie difensive depositate dal nutrito collegio difensivo. Da qui la possibilità di una sentenza veloce, considerato che dopo la requisitoria del procuratore generale, gli interventi dei difensori dovrebbero essere brevissimi. In primo grado tutti gli imputati vennero assolti «per non aver commesso il fatto», da una lunga serie di pesanti accuse: dall’associazione per delinquere alla concussione, dalla corruzione al peculato, dall’abuso d’ufficio al falso, in relazione alle presunte tangenti legate ai grandi appalti al Comune di Pescara. In particolare l’appalto per l’area di risulta che coinvolse Carlo e Alfonso Toto, e quello sui cimiteri che mise nei guai gli imprenditori Massimo e Angelo De Cesaris. Poi una lunga serie di piccoli capitoli riguardanti soprattutto l’ex sindaco, le sue questioni patrimoniali, i suoi viaggi in aereo e il rapporto stretto con i Toto. Gli altri imputati sono Guido Dezio, Giampiero Leombroni, Antonio Dandolo, Rosario Cardinale, Alberto La Rocca, Marco Mariani, Francesco Ferragina, Marco Molisani, Pierpaolo Pescara, Marco Presutti, Giacomo Costantini, Enzo Perilli, Fabrizio Paolini, Nicola Di Mascio, Pietro Colanzi, Luciano Di Biase, Vincenzo Cirone, Giampiero Finizio e Vincenzo Fani.

Quattro toghe
hanno in mano
il destino politico
della RegioneGiudici e Pg

A quattro magistrati è affidato il destino del governatore d’Abruzzo che oggi affronta il giudizio d’appello per il caso Housework.

LUIGI CATELLI
Presidente. Tra i processi di rilievo trattati recentemente dalla corte d’appello presieduta dal giudice Catelli ci sono gli omicidi di Melania Rea e di Domenico Rigante, per i quali sono state confermata le condanne all’ergastolo di Salvatore Parolisi, pena da ricalcolare dopo l’intervento della Cassazione e dei rom pescaresi della famiglia Ciarelli. Sul versante politico, Catelli si è occupato del caso Ciclone di Montesilvano.
ALDO MANFREDI
Giudice a latere. È probabilmente il più noto, fra i tre componenti del collegio, alla pubblica opinione abruzzese. Il dottor Manfredi è stato a lungo giudice delle indagini preliminari del tribunale di Teramo, dove si è occupato dai varie inchieste di rilievo.
ARMANDA SERVINO
Giudice a latere. È il magistrato che ha materialmente redatto le motivazioni della sentenza d’appello contro Salvatore Parolisi, calcando l’accento sulla valenza indiziaria delle bugie del caporal maggiore soprattutto «collocando non solo se stesso, ma anche la vittima, in concomitanza del lasso temporale in cui la donna è stata uccisa, in un luogo lontano da quello del delitto».
ETTORE PICARDI
Pubblico ministero. Napoletano, 52 anni, ha lavorato a lungo nel tribunale di Ascoli Piceno. Magistrato con la passione della poesia, ha pubblicato recentemente due raccolte di versi.

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