Nell’Italia più civile, quella di cui questa regione giustamente aspira a far parte, le aziende municipalizzate che si occupano di gas, acqua e rifiuti (per non parlare delle farmacie) rappresentano una duplice ricchezza: danno buoni servizi e rendono un sacco di quattrini ai Comuni, dato che quasi sempre operano in condizioni di semi-monopolio. In Abruzzo succede tutto il contrario: le società pubbliche (chiamarle aziende sarebbe azzardato) sono un vero e proprio colabrodo, nel duplice senso che perdono una montagna di soldi e gestiscono reti piene di buchi, in termini di tubature che si rompono e di acqua erogata con il contagocce. Un doppio autogol, di cui fanno le spese i residenti 365 giorni all’anno e i turisti per il periodo (sempre più breve) che trascorrono da queste parti. Il caso delle farmacie, poi, è clamoroso: a Montesilvano, tanto per fare un esempio, con un’unica vetrina si è riusciti nell'invidiabile record di accumulare in pochi anni perdite per oltre mezzo milione di euro, al punto da indurre il Comune a liberarsi di quello che qui è un fardello e altrove è una gallina dalle uova d'oro. Perché in Abruzzo le cose vanno così storte? Che ci sia di mezzo la sfortuna? Ovviamente no: è che nel corso degli anni queste pseudo-aziende hanno investito soldi soprattutto nell’assunzione di raccomandati, gonfiando inutilmente gli organici e risparmiando sulla manutenzione delle loro reti-groviera, con i risultati che stiamo vedendo in questi giorni. La ricetta per uscirne è una sola: sottrarre la gestione dalle grinfie dei ras politici locali (nel pescarese si è parlato a lungo addirittura di un “partito dell'acqua”) e creare aziende più grandi e trasparenti, su scala almeno regionale, sull’esempio di quanto già fatto dalle varie Hera, A2A, Iride ecc., con manager presi in ambiti professionali e non nelle sagrestie dei partiti.
La società unica dei trasporti, da questo punto di vista, è una scommessa da vincere a tutti i costi, per dimostrare che si può spendere meno dando un servizio migliore. Basta far fuori i fannulloni.
Buona domenica.