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Pescara, 24/11/2024
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Data: 22/03/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Quindici chili di monetine per pagare la commessa. Cappelle dei Marsi, la donna ha fatto vertenza dopo il licenziamento Ma l’imprenditrice dell’Aquila si “diverte” e salda il conto con i 5 centesimi

AVEZZANO Pagata con quindici chili di monetine da cinque centesimi di euro. È accaduto a una commessa di Magliano de’ Marsi che non riusciva a credere ai propri occhi quando si è ritrovata sul tavolo le quattromila monete. La donna si era rivolta al sindacato dopo il licenziamento e il mancato pagamento delle spettanze. Per quasi un anno aveva lavorato alle dipendenze di un negozio di Cappelle dei Marsi, frazione di Scurcola, gestito da un’imprenditrice dell’Aquila. Alla fine era riuscita a ottenere, tramite una conciliazione, 2.500 euro. La lavoratrice “ribelle” aveva infatti contattato l’ufficio vertenze della Cgil per vedere riconosciuti i propri diritti nei confronti della ditta aquilana, costretta a chiudere a causa della congiuntura economica sfavorevole. Con l’intervento del sindacato, il contenzioso era stato risolto e la ditta aveva riconosciuto il credito alla commessa marsicana. All’azienda era stata data la possibilità di rateizzare il pagamento, con versamenti mensili. Tale richiesta era stata concessa dalla lavoratrice. Quindi tutti i mesi la titolare della ditta ha iniziato a pagare andando alla Cgil e consegnando, in contanti, l’importo della rata pattuita. A quel punto, però, sono cominciati gli anomali pagamenti. «La titolare», ha sottolineato Franca Gentile dell’ufficio vertenze della Cgil provinciale, «si è voluta divertire pagando sempre con denaro, via via di taglio più piccolo: le prime rate sono state pagate con banconote, le successive con monete da due euro e per finire, l’ultima rata, il colpo di grazia». La titolare del negozio è arrivata al sindacato con dei pesanti sacchetti. Sono stati scaricati e posati sul tavolo. Dentro c’erano 15 chilogrammi di monetine da cinque centesimi. «Dove le avrà reperite tante monetine?», si è domandata la sindacalista, «lo spregio dimostrato con quest’ultimo gesto è inqualificabile e va denunciato pubblicamente. La titolare non ha rispettato la lavoratrice e chi svolge il compito di tutela, ma soprattutto non ha rispettato la dignità del lavoro. Sono queste le condizioni di lavoro che oggi esistono nel nostro territorio». La commessa ha raccontato di aver lavorato negli ultimi quattro anni per diverse aziende, ma per tre anni sempre in nero. «Ci sono contratti di lavoro precario», afferma la Gentile, «molto spesso al limite della legge e qualche volta anche fuori dalla legge, con lavoro malpagato, e come si è visto anche con l’umiliazione personale e dei diritti. Saranno questi imprenditori a garantire il futuro del nostro territorio?Con queste logiche si può costruire il progresso? Alle attività commerciali della nostra provincia un avviso: nei prossimi giorni ad acquistare la merce con monetine di cinque centesimi verrà una lavoratrice offesa. Armatevi di pazienza a contare le monetine».

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