ROMA Il governo Renzi? «Sta mettendo in pratica le indicazioni che venivano dalla Bce del 2011» e in ogni caso è peggio «rispetto al governo Berlusconi». Prima di salire sul palco Maurizio Landini aveva assicurato che non sarebbe stata una manifestazione contro il premier. «Renzi deve stare tranquillo non siamo qui contro di lui ma abbiamo le nostre proposte per le quali vogliamo batterci», dice, durante il corteo molto partecipato di operai e giovani che ha sfilato per le vie di Roma. Ma una volta salito sul palco di piazza del Popolo la musica è un’altra.
«Ci siamo stancati di spot elettorali, sfide e balle» scandisce il leader della Fiom nella giornata che segna il debutto in piazza della «Coalizione sociale» dietro la parola magica e antica «Unions» scelta dal sindacato delle tute blu per sottolineare che d’ora in poi la Fiom vuole mettere insieme e rappresentare tutto il mondo del lavoro, dagli operai alle paritte Iva, ai precari. «Il governo non ha il coraggio di dire la verità», dice, ovvero che è in atto «una guerra tra poveri» e che i diritti che sono stati conquistati con le lotte negli anni «sono stati cancellati». Palazzo Chigi agisce «con una logica padronale, rifiuta il confronto con i sindacati e realizza il programma di Confindustria», dice. A Giorgio Squinzi che accusa il sindacato di essere responsabile della crisi e di frenare su tutto, Landini replica. Il presidente di Confindustra «è già andato al governo, il governo ha già la sua coalizione sociale». Tocca il sindacato costruirne un’altra. Non un partito, precisa, «Oggi inizia una nuova primavera, noi siamo qui per dare rappresentanza a un paese che non si sente rappresentato», dice. «Unire il lavoro, questa è la nostra proposta, non è un percorso facile ma noi intendiamo andare avanti e riformare il sindacato». Non creando un partito ma facendo politica perché il sindacato l’ha sempre fatta e chi dice il contrario dice «una sciocchezza». «Pensiamo di avere più consenso di quello che ha il governo», assicura. «Vedremo nel 2018 se ha più consenso Renzi o Landini, basta aspettare tre anni, facciano pure scioperi e manifestazioni noi andiamo avanti e creiamo posti di lavoro», replica dura la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani. «Se vuoi risolvere le cose devi fare milioni di assunzioni, il problema non sono quelle di gennaio e febbraio» avverte Landini, sottolineando che le 79mila assunzioni sbandierate dal governo in realtà riguardano persone che erano già al lavoro, alle quali è stato fatto un contratto a tempo indeterminato grazie agli sgravi fiscali per le imprese. «Ora dobbiamo chiedere che tutti abbiano lo Statuto dei lavoratori», chiede malgrado sia convinto che il governo voglia cancellare quel presidio per tutti i lavoratori in dieci anni. «Siamo qui per proporre un nuovo modello di sviluppo, una forma democratica del sindacato, coinvolgendo altri soggetti e allargando la rapprensentanza». «Non ci fermeremo e andremo avanti finchè non saranno cambiate le leggi sbagliate che cancellano i diritti dei lavoratori», a partire dal jobs act sul quale Landini non esclude neanche il referndum. Più prudente la segretaria generale della Cgil che ieri era in piazza. La «pace» con Landini che aveva criticato proprio per aver lanciato la proposta di «una Coalzione sociale» è siglata con un bacio in piazza. «Noi siamo la Cgil non un’altra cosa, in piazza c’è tutta la Cgil», riconosce Landini. Ma sugli strumenti da usare contro il jobs act Camusso frena: «decideranno i lavoratori». In piazza ci sono molte associazioni, da Libera a Emergency. C’è Sel con Nichi Vendola e ci sono anche alcuni esponenti della minoranza del Pd. «Del Pd siamo pochi ma il Pd non è fatto solo dai gruppi parlamentari e da Matteo Renzi e dispiace che Renzi tratti questa manifestazione con disinvoltura, come l’ennesima parata», dice Fassina. Prima Stefano Rodotà aveva avvertito: «Non siamo qui per disturbare il manovratore ma la frase che dice che non ci sono alternative dovrebbe inquietare tutti perché vuol dire che la democrazia è mutilata».