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Data: 30/03/2015
Testata giornalistica: Il Tempo
Spese folli e sprechi. La Corte dei conti indaga sui buchi neri dell'Atac. Nell’inchiesta del Mef le criticità: dalle consulenze ai furti di carburante

Sprechi, sprechi e ancora sprechi. L’Azienda per il trasporto pubblico locale di Roma è un colabrodo: fa acqua da tutte le parti. A certificarlo è l’ultima relazione sui conti dell’Atac elaborata dall’Ispettorato di Finanza del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. Sulla base di questo documento, datato febbraio 2015, la Procura della Corte dei conti del Lazio ha aperto un’indagine che mira a verificare a quanto ammonta il danno causato alle casse comunali e chi deve rispondere di questa mala gestio. Il procuratore capo Raffaele De Domincis ha girato la relazione anche al suo omologo di piazzale Clodio, Giuseppe Pignatone, per accertare se ci possa essere una responsabilità penale di chi amministra la società del trasporto pubblico.

Le verifiche si sono svolte da febbraio ad aprile 2014. Gli ispettori del ministero dell’Economia e delle Finanze hanno acquisito tutta la documentazione amministrativo-contabile dell’Atac. Da questa attività è emerso un lungo elenco di criticità che connotano l’azienda del trasporto pubblico: buchi nel bilancio, indebitamento con la Cassa depositi e prestiti, pioggia di consulenze esterne. E ancora: servizio scadente, spese folli per la manutenzione dei mezzi, episodi di furti di carburante nelle rimesse. Voci che confluiscono tutte sotto la parola «spreco» di denaro pubblico; materia di competenza dei magistrati della Corte dei conti. Proprio per questo l’Ispettorato della Ragioneria dello Stato ha consegnato la sua relazione conclusiva al procuratore De Dominicis, che a sua volta ha affidato l’indagine al suo sostituto Massimo Perin. Il pm contabile ha acquisito il documento del Mef al fascicolo e potrebbe decidere di convocare per un’audizione l’assessore capitolino alla Mobilità Guido Improta, indagato dalla magistratura penale per il filone d’inchiesta sulla metro C.

Già nella precedente relazione sui bilanci del Comune di Roma, datata 16 gennaio 2014, gli ispettori del Mef avevano dedicato un capitolo sulle società partecipate: «La situazione di Atac appare particolarmente allarmante, considerati i costanti risultati negativi e l’assenza di concreti riscontri alle azioni di razionalizzazione e contenimento della spesa». La lista degli «acquisti folli» è contenuta nella sintesi finanziare per direzioni, relativa al 2009. Dalle casse di Atac sono usciti 740.351.965 euro (esclusa l’iva) solo per le forniture. Sono stati spesi 9 milioni 100 mila euro per installare l’aria condizionata in 38 tram. Altri 52 milioni per il condizionamento dei convogli della metro B e della ferrovia Roma-Lido. Mentre per il sistema gps di localizzazione dei bus sono serviti 8.440.000 euro. Oltre 22 milioni è il costo «spropositato» per 100 autobus elettrici a 8 posti. Per non parlare poi del capitolo manutenzione straordinaria. Nel 2009 per gli interventi sui tram sono stati spesi 22 milioni, altri 28 milioni per i bus, ulteriori 20 per i treni della metro.

Alla Corte dei conti c’è già un fascicolo aperto sull’Atac. Riguarda il rinnovo del consiglio di amministrazione avvenuto a ridosso delle elezioni comunali del 2013. Ignazio Marino, all'epoca candidato alla poltrona di primo cittadino, disse che sarebbero state approvate delibere con premi di produzione in favore di dirigenti, quadri e consulenti dell'azienda per un totale di circa 3 milioni e 400mila euro. I primi di febbraio, Gianni Alemanno è stato sentito dal pm contabile Guido Patti per riferire sulla vicenda delle nomine. L’ex sindaco ha precisato però a «Il Tempo» di non essere indagato.

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