Da sempre sospesa tra rischio fallimento, ricapitalizzazione e privatizzazione, l’Atac va avanti cercando di gestire sprechi, debiti, smog e soprattutto i tagli che, anche recentemente, hanno imposto lo stop di diverse corse. L’eterna emergenza riguarda la crisi di liquidità che, produce effetti negativi sul servizio pubblico, giudicato pessimo dalla stragrande maggioranza degli utenti. Ufficialmente, come hanno documentato anche i sindacati dei lavoratori, l’azienda non ha soldi per pagare i fornitori, si stima un debito di oltre 423 milioni di euro, col risultato che saltano anche pezzi di ricambio, riparazioni, consulenze: il mese scorso c’erano 830 mezzi fermi in rimessa, non utilizzabili, sul totale di 2.300 che compongono la flotta, ben oltre il 30% risultava quindi indisponibile. Numeri che si spiegano anche con l’età delle vetture: 8 anni di media guardando del parco mezzi, 12 anni per la metro A e 22 per la metro B, senza considerare le ferrovie concesse, la Roma-Giardinetti tocca i 56 anni con picchi di 82. Coi tagli, ridotte le linee soprattutto in periferia, assieme alle navette elettriche, sessanta mezzi eco che avrebbero dovuto rappresentare il futuro a emissioni zero in centro storico: lo scorso aprile la Tecnobus, responsabile della manutenzione del sistema di batterie, si è vista obbligata ad «avviare le procedure di licenziamento perché Atac non paga da un anno, dobbiamo avere ancora 1,6 milioni». Altre vetture parcheggiate nel deposito di Trastevere mentre, fuori, anche i servizi essenziali - a partire da quelli di supporto agli invalidi - restano scandalosamente insufficienti. Mancanza di ascensori, montascale fuori uso, dislivelli per salire sui vagoni anche sulla nuovissima metro C: quando non è inaccessibile la metropolitana della Capitale per i disabili resta un percorso ad ostacoli. Rispetto alla linea A, sul totale di 27 stazioni che uniscono la tratta Battistini-Anagnina, solo 11 sono accessibili ai disabili motori.
Solo 10 sono dotate di ascensore in strada che possa condurre i passeggeri in banchina, per esempio Cipro, Manzoni, Cinecittà, 11 sono invece quelle che contano mappe e percorsi tattili, come Cornelia, Baldo degli Ubaldi, Valle Aurelia. Prive di ausilio, se non i montascale, restano perciò Ottaviano-San Pietro, Lepanto, Flaminio, Spagna, Barberini, Repubblica e Vittorio Emanuele.