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Pescara, 24/11/2024
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Data: 30/03/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Tangenti in comune, oggi la sentenza-bis per D’Alfonso corte d’appello. Il pg ha chiesto l’assoluzione per l’ex sindaco e la condanna a due anni e sei mesi per il dirigente Guido Dezio

PESCARA Arriverà oggi la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila per l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, oggi presidente della Regione, assolto in primo grado dal tribunale di Pescara nel processo sulle tangenti in Comune. La strada per il governatore della Regione sembra spianata perché, nella precedente udienza, il procuratore generale Ettore Picardi non ha raccolto il testimone del pm Gennaro Varone ma ha chiesto l’assoluzione per 19 capi di imputazione e la prescrizione per sei capi di imputazione. L’assoluzione è stata chiesta anche per gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto, mentre l’unica richiesta di condanna da parte del procuratore generale è arrivata per l’ex braccio destro di D’Alfonso, Guido Dezio: per il dirigente del Comune il pg ha chiesto la condanna a due anni e sei mesi per l’episodio che vedeva il dirigente accusato di tentata concussione per una presunta tangente da 20 mila euro per la vicenda del bar del tribunale. Per i 18 le cui posizioni sono state appellate dal pm di Pescara la sentenza sarà emessa oggi dalla Corte presieduta da Luigi Catelli affiancato da Aldo Manfredi e Armanda Servino. L’udienza inizierà stamattina alle 9.30 e, a prendere la parola, anche se per un breve intervento, saranno gli avvocati Giuliano Milia, difensore di D’Alfonso, e Augusto La Morgia per gli imprenditori Toto. Poi, la Corte si ritirerà in camera di consiglio ed è probabile che la sentenza arriverà nel pomeriggio. E’ stata l’accusa, nella precedente udienza, a chiedere però di scagionare D’Alfonso per molti reati tra cui l’associazione per delinquere e per quel rapporto con i Toto che, invece, l’accusa aveva considerato sospetto. La prescrizione, invece, è stata chiesta per un altro capitolo corposo dell’inchiesta, quello che chiamava in causa la villa di Lettomanoppello di D’Alfonso che sarebbe stata comprata a prezzi stracciati. Reato di corruzione che, il pg, ha reputato prescritto insieme ad altri cinque capi tra cui altre tre corruzioni, una concussione e un abuso.

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