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Data: 31/03/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Ischia, il sindaco Pd in arresto per tangenti. L’accusa: Ferrandino avrebbe ricevuto 330mila euro dalla coop rossa Cpl. Regali, libri e amici D’Alema si difende «Nessun illecito»

ROMA Un ciclone giudiziario si è abbattuto su Ischia, decapitando l’amministrazione e trascinando in una inchiesta su appalti e tangenti per la metanizzazione dell’isola il colosso della cooperazione rossa Cpl Concordia, 1800 dipendenti in tutto il mondo. Il sindaco Pd Giuseppe “Giosi” Ferrandino, campione di preferenze (80mila alle Europee) con un passato in Forza Italia, è da ieri in carcere. Con lui i carabinieri del Comando per la tutela dell’ambiente guidati dal colonnello Sergio De Caprio, “il capitano Ultimo”, hanno anche arrestato otto persone, in gran parte dirigenti della coop modenese. I reati contestati dalla procura di Napoli vanno, a vario titolo, dall’associazione per delinquere alla corruzione, dalla turbativa d’asta al riciclaggio, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti: 11 in tutto gli indagati. «Corruzione sistematica». Nella sua ordinanza di custodia cautelare, il gip Amelia Primavera parla di «un protocollo criminale ben collaudato nell’ambito del quale il ricorso alla corruzione è stato elevato a sistema», con i rapporti tra i dirigenti della coop e gli esponenti della pubblica amministrazione «improntati a una logica di sistematico scambio di favori e utilità». In questo quadro, secondo l’accusa coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino con i pm Woodcock, Carrano e Loreto, il sindaco – definito «una sorta di factotum al soldo della Cpl», che avrebbe dovuto aiutarlo nell’elezione al Parlamento europeo – avrebbe ottenuto dalla coop vantaggi economici pari a 330 mila euro attraverso la stipula fittizia di due convenzioni con l’albergo di famiglia, l’hotel “Le Querce”, oltre all’assunzione come consulente del fratello Massimo Ferrandino (anch’egli in arresto) e almeno un viaggio in Tunisia. Denaro e favori sarebbero stati il “prezzo” pagato per la presunta corruzione in cambio di un “aiuto” per l’assegnazione dei lavori di metanizzazione. I fondi neri in Tunisia. Il denaro sarebbe stato pagato attingendo a fondi neri costituiti emettendo fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina, la Tunita sarl, riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni esterne del gruppo Cpl Concordia, «personaggio chiave» della vicenda , da ieri in carcere. Con lui in manette anche l’ex presidente Roberto Casari (in pensione solo dal 30 gennaio, ma secondo l'accusa ancora “regista” degli affari della cooperativa), i dirigenti della Cpl Nicola Verrini, Bruno Santorelli e Maurizio Rinaldi e l'imprenditore casertano Massimiliano D'Errico. Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune Silvano Arcamone, obbligo di dimora per Massimo Continati e Giorgio Montali, rispettivamente direttore amministrativo e consulente esterno della Cpl . L’ombra della camorra. L’inchiesta getta un’ombra pesante sulla coop: secondo il gip, i dirigenti avrebbero fatto «sistematico ricorso a un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi» anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con amministratori legati a tali ambienti criminali». Il numero dei lavori che la cooperativa avrebbe ottenuto con «il descritto modus operandi» sarebbe «impressionante»: oltre a Ischia, Procida, Avellino, i comuni dell’Agro aversano, «tutti gestiti dalla Cpl di Napoli e tutti all’insegna della corruzione e della collusione». I soldi nel passeggino. In Tunisia, inoltre, per favorire l’esportazione del denaro, sarebbero stati corrotti il direttore di una banca e il capo della dogana. In un caso Simone avrebbe fatto passare alla dogana di Fiumicino soldi in contante «nascondendoli nel passeggino della figlioletta»: «Il passeggino, cioé, chi cazzo lo controlla» avrebbe detto in una intercettazione. Dagli atti spuntano anche i nomi di Massimo D’Alema e di Giulio Tremonti, entrambi non indagati. In un dialogo registrato dagli inquirenti Francesco Simone sottolinea la necessità di investire nella fondazione dell’ex premier, (ritrovati tre dispositivi di bonifici per un totale di 60mila euro in favore di ItalianiEuropei), mentre la Cpl avrebbe comprato centinaia di copie di libri di D’Alema e Tremonti. Nelle carte i lavori in Vaticano. In una delle intercettazioni ambientali, del 26 febbraio 2014, Francesco Simone parla con una persona dell’imprenditore Angelo Proietti, titolare della “Edil Ars”, definito «uomo di Balducci» (Angelo, ex provveditore alle Opere pubbliche di Roma), e considerato come «il numero uno al Vaticano...». Simone dice: «Il 90% dei lavori in Vaticano li fa lui, Proietti... E adesso c’è in ballo, finalmente l'efficientamento energetico del Vaticano». Simone propone anche un incontro con Proietti nella sede Cpl di Roma.

Regali, libri e amici D’Alema si difende «Nessun illecito»
La coop “investiva” nella Fondazione Italiani Europei
L’ex premier: «Ho aiutato mia moglie a vendere vino»

ROMA «Sono offeso e indignato per essere stato chiamato in causa in una vicenda nella quale sono del tutto estraneo. La giustizia non può avere come fine quello di sputtanare le persone». Massimo D’Alema è furioso e minaccia azioni legali. L’ex premier non accetta di vedere accostato il suo nome all’inchiesta che ha portato in carcere il sindaco di Ischia per tangenti e si difende con le unghie. Definisce «scandalosa e offensiva» la diffusione di notizie e intercettazioni «che non hanno alcuna attinenza con le vicende giudiziarie» e grida la sua totale estraneità ai fatti: «Mi sembra una forma di persecuzione contro una persona che non ha fatto nulla e non ha alcuna responsabilità pubblica». Perché tanto risentimento? Tutto nasce da una intercettazione in cui Francesco Simone, dirigente della Cpl Concordia arrestato, parla con il responsabile commerciale, Nicola Verrini, della necessità di «investire» nella Fondazione di Massimo D’Alema. «Dobbiamo investire in Italianieuropei dove D’Alema sta per diventare commissario europeo» in quanto «D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose...». Una intercettazione che per il gip Amelia Primavera appare di «estremo rilievo» anche per il modo in cui gli interlocutori «distinguono i politici e le istituzioni loro referenti tra quelli che al momento debito “mettono le mani nella merda” e quelli che non le mettono, distinzione che appunto dice tutto a proposito del modus operandi della Cpl e dei suoi uomini». A rendere ancora più complessa la vicenda ci sono tre bonifici da 20 mila euro ciascuno a favore della Fondazione Italianieuropei nonché un ulteriore bonifico da 4 mila e 800 euro per l’acquisto di 500 libri di D’Alema (“Non solo euro”) che sono stati sequestrati durante una perquisizione nella sede della Cpl Concordia, che a proposito degli acquisti (come rilevato dalle intercettazioni) ha parlato di una «eccezione». Ma non è finita. La Cpl ha anche comprato 2 mila bottiglie di vino prodotte dall’azienda della moglie di D’Alema. A dirlo agli inquirenti è lo stesso Simone: «Fu Massimo D’Alema in persona, in occasione di un incontro casuale tra me, lui, il suo autista e il presidente (della Cpl, n.d.r.) Casari, a proporre l’acquisto dei suoi vini». Tutto regolare? Il gip annota: «Visto il prezzo pagato dalla Cpl per ciascuna delle 2 mila bottiglie di vino acquistate (non si tratta sicuramente di un prodotto da somministrare in una mensa aziendale), si tratta evidentemente di un’altra delle eccezioni cui faceva riferimento lo stesso Simone nel parlare dell’acquisto di libri». Ce n’è quanto basta per far scattare la stizzita reazione dell’ex premier, che contesta la pubblicazione delle intercettazioni e si dichiara innocente. «Certamente ho rapporti con Cpl Concordia ma è un rapporto del tutto trasparente, che non ha comportato né la richiesta da parte loro né la messa in opera da parte mia di illeciti di nessun genere. Non ho avuto alcun regalo e nessun beneficio personale». E il vino «eccezionalmente» acquistato dalla Cpl Concordia? «E’ ridicolo definire l’acquisto di 2 mila bottiglie di vino in tre anni come mega ordine, peraltro fatturato e pagato con bonifici a quattro mesi. Quanto ai libri» si difende D’Alema «nessun beneficio personale ma un’attività editoriale legittima, che rientra nel normale e quotidiano lavoro della Fondazione Italianieuropei». E ancora: «A me non viene contestato nulla. Che rapporto c’è tra i reati di cui si parla (tangenti per la metanizzazione di Ischia, n.d.r.) e il fatto che io possa aiutare mia moglie a vendere vino? Questo fa parte della vita normale delle persone, mica è un reato».

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