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Pescara, 24/11/2024
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01/04/2015
Il Messaggero
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Ecco perchè le nuove assunzioni ancora non invertono la tendenza. A febbraio 12,7%. Bruciati 44.000 posti, ben 42.000 “in rosa” |
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ROMA Aumentano i nuovi contratti, ma cala l’occupazione. Funzionano (forse) gli incentivi ad assumere, però ci sono più disoccupati. La sequenza di dati in tema di lavoro diffusi in questi giorni probabilmente non ha permesso agli italiani di farsi un’idea precisa su quanto sta accadendo. I numeri diffusi ieri dall’Istat appaiono in contraddizione con quelli prima annunciati da Renzi e Poletti, poi parzialmente resi noti dal ministero del Lavoro. Come stanno davvero le cose? Va innanzitutto ricordato che le due statistiche di cui parliamo sono diverse e - per quanto entrambe relative al mercato del lavoro - difficilmente confrontabili. Il comunicato Istat nasce dalla classica rilevazione sulle forze di lavoro, nella versione mensile che è un po’ ridotta rispetto a quella trimestrale. È un’indagine di tipo campionario, che nel mese di febbraio ha coinvolto 20 mila famiglie pari a 46 mila individui: sono gli intervistati a dichiarare se hanno un’attività lavorativa, oppure stanno cercando attivamente lavoro o se invece per vari motivi vi hanno rinunciato. In questo contesto il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto tra coloro che stanno cercando al lavoro e il totale degli attivi: ovvero gli stessi disoccupati e chi invece un’occupazione ce l’ha. I numeri relativi ai nuovi contratti derivano invece dal sistema delle comunicazioni obbligatorie, sono quindi dati di tipo amministrativo. Affluiscono al ministero del lavoro tutte le segnalazioni relative ai nuovi contratti (anche a tempo, magari di pochi giorni) ed alle cessazioni (per pensionamento, licenziamento o altro motivo). Normalmente questi dati vengono elaborati e diffusi con bollettini trimestrali: stavolta però il governo ha deciso di forzare i tempi anticipando - proprio pochi giorni prima della prevista diffusione Istat - parziali estratti relativi a gennaio e febbraio, inizialmente nemmeno consultabili sul sito del ministero del Lavoro. LA PLATEA. Mettendo insieme le due fonti, si ottiene comunque uno scenario in movimento che non implica necessariamente una contraddizione. Sono aumentati i nuovi contratti a tempo indeterminato nei primi due mesi dell’anno (78.927 in più), verosimilmente sulla spinta dei forti incentivi offerti dal governo. È probabile che una parte di queste rapporti, ancora non inquadrati con il nuovo contratto a tutele crescenti (che entra in vigore dal 7 marzo) si riferisca alla stabilizzazione di contratti a termine e corrisponda almeno in parte ad assunzioni rinviate a fine 2014, quando non c’era ancora l’incentivo. La platea di riferimento è comunque solo quella dei lavoratori dipendenti. L’Istat ci dice che l’occupazione complessiva è lievemente calata, con riferimento a tutti lavoratori, compresi quelli autonomi. La riduzione degli occupati si spiega quasi interamente con la componente femminile: si potrebbe ipotizzare che proprio quest’ultima risulti danneggiata dal venir meno di una serie di contratti atipici, ma una verifica sarà possibile solo con la più dettagliata rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro, in calendario tra un mese.
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