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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Intervista a Luciano D'Alfonso - «Pescara e io, quanti anni persi». Luciano D’Alfonso dopo l’assoluzione definitiva: «Senza questa odissea avremmo teatro, aree di risulta e porto agibile. È come se avessi ritirato la lettera di dimissioni da sindaco ma l’affetto dell’Aquila mi dice che sono una figura regionale».

PESCARA Sei anni di battaglia legale e di sofferenza per un Luciano D’Alfonso costretto alle dimissioni da sindaco e spazzato via dalla scena politica. Uscito da sindaco e rientrato da governatore d’Abruzzo con l’assoluzione in Appello nell’inchiesta Housework, Luciano D’Alfonso guarda avanti non senza rimpianto.

Ha detto di sentirsi come Ulisse di ritorno a Itaca. Itaca è Pescara o forse l’intero Abruzzo?

«Itaca è per me il ritorno alla politica attiva. E’ come se oggi avessi ritirato la lettera di dimissioni che scrissi anni fa» risponde D’Alfonso. «I proci? Ci sono stati, ma non li vedo più. Ho trovato invece l’affetto dei cittadini, che in verità non mi è mai mancato anche da frequentatore delle aule di giustizia. Il sostegno della gente è stato per me una costante, alla Scuola di Regione ho sempre avuto problemi di capienza di spazi. Ringrazio tutti per la solidarietà che mi è arrivata da tutta la regione. L’Aquila mi ha inondato di voti, segno che vengo percepito come figura regionalista» dice il governatore.

Secondo Marco Presutti, capogruppo Pd in Comune, i pescaresi dovrebbero essere risarciti per il danno subito con il suo arresto. Cos’ha perso Pescara nei cinque anni successivi al gennaio 2009?

«Oggi avremmo sistemate le aree di risulta, il ponte del cielo sarebbe realtà come pure l’accesso al porto direttamente dall’asse attrezzato. Ci sarebbe la copertura del Teatro d’Annunzio, finanziata con 25 milioni che ci hanno poi sottratto. E avremmo anche realizzato una grande piattaforma logistica per le biciclette, un “hub” per far diventare Pescara la capitale del cicloturismo. Avremmo, aggiungo, la disponibilità dei 56mila metri quadri dell’ex scalo merci di Porta Nuova. La caserma dei vigili del fuoco sarebbe stata trasferita consentendoci di dare nuovi spazi e vitalità all’Università. E ci sarebbe la nuova sede della Rai».

La crisi ha colpito in modo duro il tessuto produttivo del capoluogo adriatico e il rilancio appare complicato, se non impossibile, con un Comune in pre-dissesto finanziario. Quali le strategie possibili?

«Sono stati mesi terribili per la finanza pubblica ma sapremo ricollegare il motore e la carrozzeria di Pescara. Aiuterò Alessandrini, che è un galantuomo, a trovare le risorse per Pescara, che va aiutata a liberare la sua potenza. Un obiettivo concordato è di fare di Pescara un grande incubatore per giovani professionisti - avvocati, commercialisti e architetti -. E va attivata una manutenzione implacabile nei parchi cittadini, incluso il nascituro parco di Pescara nord».

Parcheggi all’area di risulta e cimiteri sono oggi all’ordine del giorno dei lavori consiliari in Comune come cinque anni fa. Qualche riflessione?

«Una città per essere tale ha bisogno di accogliere chi ci arriva fornendo servizi. Pescara deve saper aumentare tale capacità e saper ordinare questi spazi, limitando l’accesso a mezzi inquinanti con infrastrutture che consentano di arrivare e di ripartire. Nulla è stato fatto in questi sei anni, segno che alternative convenienti non c’erano. Quanto ai cimiteri, la gestione ai privati ha ridato decoro a quei luoghi che dobbiamo però rendere a misura (cioè adatta alle tasche, ndr) di ogni fascia di popolazione. C’è bisogno di un tiro alla fune».

Il porto è alle prese con l’ennesimo e costoso dragaggio.

«Senza lo strappo di quei cinque anni anche il nuovo piano regolatore portuale sarebbe in fase avanzata e avremmo fatto innamorare del nostro scalo importanti operatori. Entro giugno faremo un dragaggio significativo. Domani produrremo le nostre controdeduzioni al Consiglio superiore dei lavori pubblici riguardo al nuovo piano regolatore del porto. Ho appena incontrato la Grimaldi affinché investa su Ortona. Ci sono infine 200 milioni per i depuratori regionali: il risanamento del fiume è una priorità per Pescara».

Il Wineglass di Toyo Ito in frantumi è l’opera che meglio esprime l’odissea giudiziaria che lei ha affrontato, non crede?

«Ho già invitato Toyo Ito a venire in Abruzzo per realizzare una nuova opera d’arte. Il Wineglass, poi spostato, assume maggior valore perché testimonia il dolore e lo rappresenta. Un paradigma della vicenda di quei giorni».

Cosa le le lascia questa dolorosa esperienza?

«La consapevolezza di dover tenere sotto governo il mio entusiasmo e la mia passione - conclude D’Alfonso -. Intuivo il risultato di un progetto e mi accecava il desiderio di vederlo realizzato. Ma c’è anche un insegnamento, e lo dico a chi ha costruito l’attività politica con la denuncia: vorrei che quanti hanno sprecato tempo a demonizzare e ad attendersi una giustizia per uccidere, facessero una riflessione».

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