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Pescara, 24/11/2024
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Data: 02/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Spending review - Con il piano di Cottarelli pronti tagli da 7 miliardi. Nei conti del governo meno di un terzo dei risparmi stimati dall’ex commissario. Ma nei documenti dei gruppi di lavoro ci sono misure già definite e quantificate.

ROMA Da 32 miliardi a 10. L’obiettivo della revisione della spesa per il 2016 è decisamente meno ambizioso, nell’era post Cottarelli, anche se non sarà comunque facile per il governo mettere insieme la somma che serve a scongiurare il temuto aumento dell’Iva. Sicuramente rispetto alle indicazioni di carattere tecnico dell’ex commissario alla revisione della spesa alcuni possibili filoni di intervento sono saltati per assoluta impraticabilità politica: è il caso delle pensioni, ma non solo. Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, che coordinano ora il lavoro, devono comunque muoversi a 360 gradi e potrebbero quindi avere tutto l’interesse a utilizzare il lavoro già fatto dalla squadra di Cottarelli.
IL LIVELLO DI DETTAGLIOI documenti dei gruppi di lavoro appena pubblicati sul sito della revisione della spesa non si possono definire un piano organico: il livello di dettaglio e di approfondimento non è lo stesso da un testo all’altro ed alcuni, in particolare tra quelli redatti nei ministeri, appaiono difensivi o comunque finalizzati ad evidenziare i risparmi che già sono stati fatti. Altri però contengono anche indicazioni abbastanza precise di misure da adottare con la relativa quantificazione dei risparmi che si potrebbero ottenere. Solo mettendo insieme queste voci, senza contare le indicazioni in parte avviate (ad esempio in materia di pubblico impiego) si arriva a 6-7 miliardi di risparmi che rappresenterebbero quindi circa i due terzi dell’obiettivo che il governo si è dato.
Ci sono ad esempio i 2-3 miliardi che potrebbero arrivare dal piano di razionalizzazione delle società partecipate, 1,8 miliardi indicati come risultato massimo per ulteriori revisioni al meccanismo di acquisto di beni e servizi, 300 milioni di possibili risparmi sulle locazioni a cui se ne aggiungono 250 per i costi di gestione, i 700 legati ai costi della politica e poi ancora 136 dalle Regioni, 41 dal ministero della Giustizia (metà dei quali realizzabili attraverso la gara unica per le intercettazioni) più una serie di altre voci.
INDICAZIONI PRECISEMa al di là delle cifre per alcuni settori di spesa ci sono indicazioni precise sulla direzione da prendere. È il caso ad esempio della spesa dei Comuni, ai quali, come confermato in questi giorni dallo stesso Gutgeld, dovrebbero essere applicati parametri standard. Su questo tema non si parte da zero, anzi il lavoro è già ad uno stadio piuttosto avanzato grazie anche al contributo della Sose (la società per gli studi di settore che sta usando procedure e tecnologie simili in altri campi). Nello specifico documento del gruppo di lavoro di Cottarelli sono contenute informazioni sui concreti comportamenti di spesa delle municipalità, che evidenziano notevoli differenze sia geografiche sia relative alla dimensione dell’ente locale.
Guardiamo alcune voci. Per assicurare un veicolo comunale si spendono in media 411 euro in Basilicata e 526 in Umbria, ma ben 1.144 nel Lazio e addirittura 1.338 in Campania. Una variabilità un po’ meno pronunciata ma comunque rilevante si trova alla voce costo del carburante. Nel testo si osserva che probabilmente questi valori, prevalentemente applicati alle vetture della polizia locale, riflettono le classi di rischio valide per il settore privato. Viene ipotizzato quindi un intevento normativo che spinga le compagnie assicurative a fare un prezzo diverso per il pubblico e d’altra parte impedisca agli enti di acquistare prodotti più articolati ma non necessari (tipo Kasko). Il riscaldamento degli uffici è chiaramente condizionato dall’ubicazione del Comune in una zona più o meno montana, ma non si spiegano invece così facilmente le differenze nelle spese per le pulizie: il costo a metro quadro su base annua è sotto i cinque euro in Regioni come Umbria, Marche e Molise ma supera i 10 in Abruzzo.
Un altro caso interessante è quello dell’illuminazione pubblica. Gli esperti di Cottarelli notano che il costo dovrebbe essere regolato da una tariffa nazionale fissata dall’Authority, che a inizio 2014 si collocava al di sotto dei 18 centesimi per Kwh. Ma dalle rilevazioni nei Comuni emerge che quasi sempre il valore è superiore ai 23 centesimi, dunque il 30 per cento in più. Ma c’è di più: il costo calcolato per punto luce evidenzia una variabilità ancora maggiore: si va dai 100 agli oltre 300 euro a punto luce. Insomma i margini di intervento sono ampi, anche se l’applicazione dei costi standard è un processo che per sua natura non può dare risultati di cassa immediati.

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