Il rettore Luciano D'Amico rispondere quasi in tempo reale alla notizia sulla sua iscrizione nel registro degli indagati, in veste di ex presidente del Cirsu fino al 2010, per quanto riguarda un fascicolo aperto dalla Procura di Teramo sul fallimento Sogesa in cui si ipotizza una bancarotta. «Chiederò immediatamente, a mezzo dei miei legali di essere sentito dal magistrato - chiarisce subito D'Amico in un comunicato stampa - e consegnerò una memoria che chiarirà non solo la mia totale estraneità ai fatti, ma sarà utile per individuare le vere cause e responsabilità nel fallimento Sogesa». «Società - tiene ancora a specificare l'ex presidente del Cirsu, nonché attuale rettore dell'Università - da me mai amministrata. Mi corre l'obbligo di precisare che l'iscrizione, doverosa, del mio nome nel registro degli indagati, nasce non per iniziativa autonoma dell'autorità giudiziaria, bensì a seguito di una denuncia dell'attuale presidente di Cirsu, Angelo Di Matteo. Le accuse sono farneticanti». Un esposto presentato lo scorso agosto per fare chiarezza sui debiti accumulati negli ultimi anni dal consorzio per i rifiuti e sui danni patiti dagli impianti diGrasciano.
DANNO DI 10 MILIONI Secondo quanto Di Matteo ha dichiarato si è di circa 10 milioni il danno patrimoniale causato dalle passate gestioni del consorzio, in un periodo compreso dal 2007 al 2010.MaD'Amico a questonon ci sta perché ritiene che le operazioni effettuate dalla propria gestione in Cirsu «consentirono di risanare sia il consorzio, sia Sogesa ». «Cosa sia successo dal 2010, io non lo so», aggiunge. «Leggo però di operazioni che francamente non comprendo dal punto di vista economico, e non mi permetto di dire niente dal punto di vista giudiziario perché su questo indagherà la magistratura. Certo, la mia gestione e quella di Lunella Cerquoni, che ha assunto il mandato dopo di me, è stata una gestione che ha portato risorse ». D'Amico, che in questa inchiesta è indagato insieme ad altri sei, ex vertici Cirsu ed ex Sogesa, annuncia di aver già dato mandato ai propri legali di richiedere al Cirsu, a Di Matteo e a tutti coloro che stanno concorrendo «in questa incresciosa vicenda», il risarcimento di tutti i danni.