ROMA Prima la ricca cassa integrazione dei piloti. Poi le pensioni degli ex dirigenti d'azienda. Per il presidente dell'Inps, Tito Boeri, l'operazione «Porte aperte» si sta rivelando un intervento che potremmo definire anti-istituzionale. Movimentista. Orientato più ad aprire il Palazzo (non quello della politica vagheggiato da Beppe Grillo, ma quello dell'Eur) esattamente come una scatoletta di tonno. E se il ritmo sarà mantenuto, il nuovo brivido sarà servito oggi. La cadenza sembra infatti quindicinale.
Tutto comincia venerdì 27 febbraio. Sul sito dell'Inps - oltre alle istruzioni per pagare la colf o per chiedere il Pin - compare una sezione informativa dal promettente titolo «Inps a porte aperte». Con precisione chirurgica si riassumono le informazioni che sovrintendono alle prestazioni del Fondo speciale per il trasporto aereo. Com'è nato, a cosa serve, quanto ci costa. Secondo la regola che non c'è nulla di più inedito del già edito, ecco il fastidio doveroso di ricordare che ogni volta che ci imbarchiamo, stiamo contribuendo alla cassa integrazione di qualche migliaio di piloti. Che si portano a casa un assegno esorbitante. Tutto legale. Tutto noto. E tutto irritante se si ricorda che il prelievo nelle nostre tasche, indirizzato ai piloti cassintegrati, è «più del finanziamento annuo per la lotta alla povertà». Insomma, le norme di legge confezionate per salvare Alitalia, Meridiana e qualche altra compagnia aerea, hanno assorbito molte risorse. E in quel «molte» è compreso un palese «troppe». Troppe? La domanda è legittima. Ma vale anche interrogarsi sul perchè una simile domanda venga suggerita dall'Istituto che la legge ha chiamato (solo) a erogare la prestazione.
Venerdì 13 marzo, dopo quindici giorni dal primo «scoop», ecco alla gogna le prestazioni del Fondo ex-Inpdai, quello degli ex dirigenti d'azienda. E qui si afferma che l'88% delle attuali pensioni erogate dal Fondo sarebbero più basse se ricalcolate con il metodo contributivo. In media la limatura sarebbe del 23,4%: insomma quasi un quarto dell'assegno dovrebbe essere tagliato.
Boeri è milanese e proprio per questo avrà amato Cochi e Renato. Anche quando cantavano «E lo sputtanamento, che cos'è?». Tra le tante risposte c'era: «Forse è voglia di imparare». Già, imparare vuole dire sapere e quindi far sapere. Vuole dire essere trasparenti? Sicuro, ma vuole anche dire mettere alla gogna i privilegiati. Azione meritoria, se fatta con criterio. Azione anche politica, però. Ma è compito dell’Istituto fare ciò? I puristi della divisione dei ruoli probabilmente storcereranno il naso. Noi siamo pratici, e preferiamo guardare al fine, che ci piace. E dunque, a chi toccherà venerdì 3, cioè oggi? Al fondo degli agricoli, che percepiscono assai più di quanto versano (lo sbilancio tra dare e avere è 10 miliardi)? Agli invalidi che ottengono l'assegno di accompagnamento anche se dotati di risorse proprie, tali da potersi pagare l'assistenza? O ai telefonici, agli elettrici, ai ferrovieri? E se fossero i baby pensionati?
Sorge un dubbio: che lo scopo sia più concreto di una - pur non banale - operazione trasparenza? Perché allora non pensare a un’azione di fiancheggiamento dell’attività di governo? Non è azzardato immaginare l'operazione «Inps a porte aperte» anche finalizzata ad evidenziare le aree di possibili tagli. Per quanto irrituale, sia dunque benvenuta la forzatura di Boeri che oltre a ricordarci in bell’ordine le storture del sistema può rivelarsi d’incitamento alla politica affinché legiferi con più rispetto per il portafoglio del contribuente.
Peraltro, affinché l’iniziativa «Inps a porte aperte» diventi un esempio di trasparenza a tutto tondo, non sarebbe male se col tempo si potesse conoscere il dettaglio delle risorse destinate alle pensioni di reversibilità, o l’efficacia dei controlli ispettivi, o i denari recuperati a fronte di un accertamento di mancato pagamento contributivo e via elencando. Se «porte aperte» deve essere, che lo sia sino in fondo.