ROMA Pressione fiscale ancora in crescita nel 2014 (nonostante il bonus degli 80 euro) e rapporto deficit pil inchiodato al tetto massimo del 3%. Ieri l'Istat ha certificato che lo scorso anno si è chiuso con un livello del prelievo fiscale al 43,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Nel quarto trimestre del 2014 il prelievo è stato addirittura pari al 50,3%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Il Ministero dell'economia è immediatamente intervenuto sul punto sostenendo in una nota stampa che il bonus da 80 euro riducendo il cosiddetto “cuneo fiscale”, cioè la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta in busta paga, pur abbattendo il peso dell'Irpef non è classificato dall'Istat come riduzione del peso fiscale ma come “spesa sociale”. Insomma l'analisi statistica non sarebbe in grado di registrarne l'effetto reale. Per questo il Mef sostiene che leggendo la misura in termini di impatto concreto per la retribuzione del lavoratore interessato, quindi meno tasse e più soldi in busta paga, la pressione fiscale effettiva per il 2014 «può essere quindi stimata nel 43,1% del Pil, in calo sia nei confronti del 43,4% del 2013 che del 43,5% del 2012». Precisazioni che non hanno soddisfatto consumatori, sindacati e imprese. Secondo il Codacons «la pressione fiscale è passata dal 41,8% del 2004 al 43,5% del 2014, portando l'Italia ai primi posti della classifica Ue per il peso della tassazione - denuncia il presidente dell'associazione Carlo Rienzi - In base agli ultimi dati disponibili, infatti, pagano più tasse di noi solo i cittadini di Danimarca (49,3%), Belgio (47,1%), Francia (46,9%), Svezia (44,6%), paesi dove il sistema di assistenza sociale è nettamente superiore al nostro». Per la Uil «l'attuale livello di pressione fiscale è incompatibile con una ripresa stabile e duratura della nostra economia» mentre la Cisl chiede di «ampliare l'ammontare del bonus fiscale, estendendolo a tutti i lavoratori, ai pensionati e agli incapienti». Unimpresa sottolinea che la pressione fiscale «resterà sempre inchiodata sopra il 43%» fino al 2018, provocata da un amento delle entrate di oltre 45 miliardi in 4 anni. L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil (dati grezzi) è stato pari al 2,3%, risultando superiore di 1,1 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre 2013. I precedenti tre trimestri 2014 sono stati rivisti in miglioramento e complessivamente il 2014 riesce a chiudere con un rapporto tra deficit e Pil pari al 3,0%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a quello del 2013 (quando si era attestato al 2,9%). Le uscite totali sono aumentate nel quarto trimestre, in termini tendenziali, del 2,6% pari ad una incidenza rispetto al Pil del 57,6% (56,1% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate del 2,3% e quelle in conto capitale del 6,6%. Le entrate totali, nel quarto trimestre, sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,8% con un'incidenza sul Pil del 55,3%, superiore di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2013. Un trend preoccupante se si considera che la spesa per interessi passivi, nel quarto trimestre del 2014, è invece risultata in calo del 4,6% rispetto allo stesso trimestre del 2013, passando da circa 20,7 miliardi di euro a circa 19,7 miliardi di euro.