ROMA Stretta collaborazione con Raffaele Cantone che vedrà mercoledì perchè bisogna «rafforzare i meccanismi anticorruzione». E’ all’emergenza malaffare che Graziano Delrio dedica le prime parole da neo ministro delle Infrastrutture. Arriva in bicicletta (e con un breve tratto contromano) direttamente da palazzo Chigi. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio non ha ancora scelto chi sostituirà Ercole Incalza, da ieri agli arresti domiciliari, ex responsabile delle Grandi opere finito nel mirino della magistratura per una storie di mazzette legate proprio alle grandi opere. Ma ai cronisti che lo aspettano a Porta Pia assicura un cambio di passo. «Bisogna lavorare con trasparenza, l’Italia è casa nostra e le opere pubbliche e i soldi pubblici nella nostra testa sono come i soldi privati, anzi di più», dice. «Questo paese deve vincere la scommessa di mostrarsi a tutta l’Europa credibile sui lavori pubblici, sulle ricostruzione, sulla lotta alla corruzione e sulla trasparenza». Con il commissario anticorruzione Delrio affronterà subito il tema dell’Expo, del Mose e della Grandi opere per evitare che si ripetano scandali. Ma conferma che con Matteo Renzi hanno deciso che la struttura tecnica che sovraintende alle grandi opere resterà al ministero delle Infrastrutture. «Non solo rimarrà qua ma qui porteremo le unità di missioni della scuola e del dissesto idreogeologico che coordinavo da palazzo Chigi perché il presidente del consiglio vuole che ci sia un unico coordinamento dei lavori pubblici». Saranno però «ripensate le funzioni» della struttura per evitare duplicazioni e sovrapposizioni, come quello del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Con Renzi, Delrio sta valutando l’identikit giusto per il futuro responsabile delle struttura Garndi opere. «Stiamo ragionando con il presidente del Consiglio e valutando i curricula». Di certo invece seguirà Delrio a Porta Pia Mauro Bonarietti, attuale segretario generale di palazzo Chigi. E dello staff del neo ministro farà parte anche il consigliere giuridico Michele Pandolfelli. Malgrado gli scandali però il governo non ha alcune intenzione di fare passi indietro sui lavori pubblici che «vanno fatti, completati e accelerati» per «far ripartire un pezzo di crescita dell’Italia». La filosofia del successore di è domestica. «Nessuno inizia a riparare la cucina e poi la lascia a metà, controlla i lavori, fa in modo che i preventivi corrispondano alla spesa finale, io farò come ho sempre fatto anche da sindaco», dice. I primi interventi concreti il ministro saranno sulla Legge obiettivo che, dice, «va profondamente riformata perché ha dei meccanismi che non ci piacciono» e sul codice degli appalti che deve essere semplificato «adeguandoci agli altri paesi». Sulle diverse vertenze aperte sui trasporti Delrio dice che incontrerà presto i sindacati. «Le vertenze si risolvono incontrando i sindacati». Il trasloco di Delrio è stato interpretato da molti come la conferma di un dissapore all’interno dei renziani della prima ora. E non è bastato il tweet di Renzi di auguri al neo ministro «amico vero» e fratello maggiore a smentire i retroscenisti. «Balle» dicono all’unisono sia Renzi che Delrio. E anzi il premier fa più. Per dimostrare di voler restare in stretto contatto con il suo ex sottosegretario avrebbe fatto mettere una linea diretta nello studio del minstro con palazzo Chigi. Ma chi sostituirà Delrio come sottosegretario alla presidenza? E la trattativa con Ncd per il rimpastino agli Affari regionali a che punto è arrivata? Martedì se ne occuperà il consiglio dei ministri. Che affronterà anche la nomina del nuovo segretario generale a palazzo Chigi. In pole position c’è Paolo Aquilanti, già capo del legislativo di Maria Elena Boschi alle Riforme. Tre sarebbero le opzioni che Renzi sta valutando e la novità è che non si tratta di renziani della prima ora. I nomi che circolano sono quelli di Claudio De Vincenti, viceministro alla Sviluppo, Valeria Fedeli, vicepresidente Pd del Senato, e Ettore Rosato, vicecapogruppo a Montecitorio.