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Pescara, 24/11/2024
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Data: 05/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Anniversario al giro di boa. Nel 2020 l’addio ai cantieri. Sei anni dopo il punto sulla Ricostruzione. Tre miliardi disponibili solo per il capoluogo .Di Stefano: centro storico finito nel 2017 Palazzo Margherita e De Amicis, note liete

L’AQUILA Gli aquilani dovranno attendere ancora cinque anni per vedere ricostruita completamente la loro città. L’anno Domini sarà il 2020, con 360 giorni di ritardo rispetto a quanto stabilito dal cronoprogramma approvato ai tempi del ministro Fabrizio Barca. La cifra residua da utilizzare, per la sola città dell’Aquila, sarà di circa tre miliardi di euro, secondo le stime dell’assessore comunale alla Ricostruzione, Pietro Di Stefano. Somme già previste dalla legge di Stabilità che si aggiungono alle risorse per il cratere, arrivando a oltre 5 miliardi di euro. La ricostruzione, pertanto, se tutto filerà liscio, sarà durata 11 anni anziché dieci, come previsto. Entro il 2017, invece sarà ricostruito completamente l’asse centrale, i tempi saranno rispettati, assicura Pietro Di Stefano.
LA GOVERNANCE«Senza i problemi legati all’avvicendamento della governance - spiega l’assessore - non avremmo perso un anno. Ora abbiamo i soldi ma ci servono i rinforzi in termini di forza lavoro per accelerare l’iter delle pratiche e soprattutto velocizzare l'esame delle schede parametriche delle frazioni. Il peccato originale della ricostruzione per l’assessore è stato «far partire la ricostruzione dalla aree a breve, come fu stabilito dalla Struttura tecnica di missione, anziché dal centro storico, come noi chiedevamo, solo ora qualcuno se ne rende conto». La legge di Stabilità prevede le risorse programmate per i prossimi anni, tuttavia la diffidenza continua a serpeggiare in città, in molti sostengono che non si tratti di soldi veri e che il quadro economico potrebbe essere mutato in ogni momento. «Non è vero - tuona Di Stefano -. La programmazione, un miliardo l’anno, è stata messa nero su bianco nella legge di Stabilità; è vero che tutto può succedere, ma chi mai potrebbe prendersi la responsabilità politica, negli anni a venire, di togliere le risorse destinate alla ricostruzione dell’Aquila?».
LA CASSAPer il 2015 è stata già fatta richiesta per liberare una disponibilità di cassa pari a 470 milioni di euro, residuo delle vecchie leggi, poi, appena i tempi tecnici di pubblicazione lo consentiranno, partirà la richiesta per 270 milioni di euro, somme previste dalla legge di Stabilità per il 2015. La ricostruzione tuttavia continua ad avere dei buchi neri che difficilmente potranno essere colmati. Alcuni immobili del centro storico rischiano di non essere ricostruiti: a fare le spese di questa situazione sono soprattutto i proprietari di terze case che si trovano in aggregati dove non ci sono prime case; costoro non hanno diritto al contributo, né al rifacimento delle parti comuni. C’è poi il bubbone delle attività produttive i cui proprietari possono beneficare soltanto di 80 mila euro. È il caso dei grandi alberghi della città quali l’hotel Sole e il Duca degli Abruzzi che, stando così le cose, rischiano l’abbandono.
IL PATRIMONIOI buchi neri riguardano anche la ricostruzione di edifici pubblici, chiese e proprietà di altri enti, come il patrimonio di Asl e Università che non hanno ottenuto finanziamenti per tutto il loro patrimonio immobiliare. Emblematica la vicenda del Consorzio di Sant’Emidio comprendente anche la cattedrale, che per motivi legati a difetti di comunicazione fra Curia, Comune e Soprintendenza, è ancora al palo. Ci sono però anche buone nuove all’orizzonte. «È stato firmato il contratto con l’impresa per l’avvio dei lavori di palazzo Margherita - ricorda di Stefano -. In dirittura di arrivo la scuola De Amicis che sarà pronta entro il 2017; gara di appalto conclusa per il complesso comunale di via Sassa, completato l’iter per l’ex liceo Scientifico di via Maiella».

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