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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
«Date un luogo agli immigrati dove parlare e confrontarsi». Patrick Guobadia, coordinatore regionale Migranti della Cgil: «Siamo 85 mila, tutti con problemi pratici che richiedono soluzioni. Vorremmo finalmente riuscire a discutere con la Regione»

PESCARA In Abruzzo, sono 85 mila “i nuovi cittadini”, persone con una nazionalità diversa da quella italiana. Un numero in continua crescita, soprattutto nell'ultimo decennio. Un numero dietro cui si celano storie diverse, spesso difficili ma sempre piene di speranza in un futuro migliore. «All'inizio eravamo tutti uomini, poi sono arrivate le donne, da qualche anno si vedono i bambini: è l'Abruzzo che cambia e diventa una regione multietnica». A parlare è Patrick Guobadia, coordinatore regionale Migranti per la Cgil. Lei è arrivato dalla Nigeria a Pescara per studiare, si è laureato in Architettura, ha una moglie pugliese, si occupa dei diritti dei migranti. La sua è la storia di una perfetta integrazione? «Sono qui da più di trent'anni ma non mi definisco inserito, perché rappresento tante persone che ancora non lo sono». Quali sono le nazionalità più presenti in Abruzzo? «Sicuramente i cittadini che provengono da Albania, Romania, Macedonia, Ucraina, Marocco, Senegal, Cina. Ma c'è anche chi viene da Eritrea, Filippine, Cuba o India. A Pescara la comunità più ricca è quella senegalese. Nella zona di Montesilvano c'è quella marocchina. All'Aquila ci sono più albanesi. A Chieti e Teramo, albanesi e senegalesi». Ci sono problemi che riguardano le singole comunità o la situazione di chi arriva da altri paesi è più o meno la stessa? «I problemi sono uguali per tutti: il permesso di soggiorno, i tempi di attesa e i soldi spesi per rinnovarlo, e non ultimi, il lavoro e la casa. Da tempo poi, chiediamo di avere un luogo di aggregazione fornito dalle istituzioni. Un posto dove tutte le comunità possano interagire, scambiarsi idee e imparare a conoscere altre culture. In tutto l'Abruzzo non ne esiste uno. Lo abbiamo chiesto da diversi anni, ma non ci hanno mai risposto». Cos'altro chiedete alle istituzioni? «Noi come Cgil, insieme al Coordinamento Migranti, chiediamo di rivedere la legge 46 del 2004 sugli Interventi a sostegno degli stranieri immigrati, compiendo un percorso di risoluzione di problemi pratici. Stiamo cercando di riprendere un dialogo con la giunta regionale di centrosinistra, perché dalla giunta di centrodestra non siamo mai neppure stati ricevuti». La discriminazione sulla base del colore della pelle è ancora forte? «La discriminazione c'è. Magari non si vede, ma è strisciante. Se si è neri è più difficile integrarsi, per chi ha lo stesso colore della pelle è molto più facile. Tempo fa, quando qualcuno mi diceva che non voleva una persona di colore a lavorare come badante, mi arrabbiavo. Ora chiedo direttamente quale nazionalità preferiscano, e mi dicono quasi sempre che vogliono una persona dell'Est Europa. Eppure il Papa dice: aprite le porte ai diversi, non abbiate paura, è una ricchezza». A proposito di religione, è un collante o continua a dividere? «Non è la religione che ci divide, sono le persone che utilizzano la religione per dividere altre persone». Qual è la più diffusa in queste comunità? «Ci sono più musulmani. E chiedono di avere piccole moschee dentro garage o sale, gestite e pagate da loro». Ma non ci sono già dei luoghi di culto per i musulmani? «Delle moschee vere e proprie esistono a Pescara, Montesilvano, Teramo, Luco dei Marsi, Chieti». Cosa pensa delle affermazioni di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, che si oppone agli sbarchi di immigrati sulle coste italiane? «Come si fa a dire che gli immigrati non possono venire in Europa? Ora i profughi arrivano anche in Abruzzo, dobbiamo strutturarci per accoglierli. Questa è gente che fugge dalla fame e dalla guerra, nelle stesse condizioni voi non provereste a salvarvi? Una volta che una persona è nata, la tendenza a spostarsi è naturale, è la spinta a migliorare la propria vita. Sapete quanti italiani stanno immigrando in questo periodo per scappare dalla crisi?».

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