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Pescara, 24/11/2024
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Data: 10/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi-Comuni, pace fatta «Nel Def nessun taglio». Anci soddisfatta, protestano le Province per tagli da 5 miliardi nel 2015-2016

ROMA I sindaci tirano un sospiro di sollievo: il governo non ha intenzione nel Def di operare nuovi tagli ai Comuni. Il dato è emerso al termine dell’incontro di ieri mattina a Palazzo Chigi, a cui ha preso parte anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi. E se il Documento di economia e finanza salva i sindaci, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha riferito significativamente che «per l’Italia è possibile raggiungere una crescita del 2% nel lungo termine». Un auspicio che in qualche modo connota in termini ottimistici il Def che oggi verrà presentato dal governo in Consiglio dei ministri. L’avviamento verso una soluzione positiva con i primi cittadini, con una contestuale presa d’atto dei fabbisogni standard in luogo dei costi storici, in qualche modo rende più agile il ragionamento che sottende all’impalcatura del Def, che prevede non a caso entro il 2016 una fase di spending review da almeno 10 miliardi. Il documento mette al centro dei risparmi anche gli enti locali e le Regioni, anche se - come ha garantito Renzi a Fassino - non prevede nuovi tagli ai sindaci. Il concetto su cui Palazzo Chigi ha dimostrato in questi ultimi mesi di contare molto è quello della virtuosità, che per forza di cose corre di pari passo con l’annunciata pubblicazione dell’andamento fiscale di ogni singolo ente. Da qui anche i progetti sulla riduzione delle società partecipate, sul ripensamento dei costi degli immobili di proprietà pubblica e la razionalizzazione degli uffici periferici dello Stato, come ad esempio le Prefetture, concetto in verità già presente nella legge 56 (la cosiddetta Delrio) di riforma degli enti locali. Nell’incontro che di buon’ora ha messo intorno a un tavolo esecutivo e primi cittadini ha dato quindi esito positivo per l’Anci. Sulle province invece sono confermati i tagli di 5 miliardi nel biennio 2015-2016 e l’Upi lancia l’allarme: non riusciremo a sostenere nuovi tagli ai bilanci e il rischio è bloccare la riforma avviata: «Impossibile - commenta il presidente Alessando Pastacci -, dopo il 2015 non c’è più margine. Ad un anno esatto dal varo della riforma, si ferma tutto». Ma oggi il governo varerà anche il Piano nazionale di riforme per ottenere flessibilità nei conti dalla Ue: recupero della produttività attraverso «la valorizzazione del capitale umano» (jobs act, Buona Scuola), riduzione dei costi d'impresa dovuti «alla complicazione e all’inefficienza dell’amministrazione pubblica, attraverso la semplificazione burocratica e la trasparenza dell’ amministrazione» (Riforma della Pubblica Amministrazione, interventi anti-corruzione, riforma fiscale), eliminazione dell’incertezza nei rapporti economici legata alla scarsa certezza del diritto (nuova disciplina del licenziamento, riforma della giustizia civile).

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