ROMA Il ministro Poletti lo aveva detto nelle scorse settimane e ieri lo ha ribadito formalmente in Senato, rispondendo nel corso del question time: il prossimo autunno il governo riprenderà in mano il dossier pensioni, per ritoccare la legge Fornero in direzione di «una maggiore flessibilità in uscita che sia graduale e sostenibile economicamente».
LE COPERTURE
«L'intervento - ha avvertito Poletti - potrà avvenire solo all'interno della legge di Stabilità perché è lì che bisogna quantificare e qualificare le risorse per le scelte da fare». Insomma, la riforma della riforma avrà dei costi, in termini di maggiore spesa pensionistica, rispetto alle regole definite ormai più di tre anni fa ed entrate in vigore all’inizio del 2012. Già da tempo sono stati ipotizzati correttivi di vario tipo: l’idea di fondo è permettere ai lavoratori di lasciare il proprio posto in anticipo rispetto agli attuali requisiti di età, accettando però una decurtazione dell’assegno. In Parlamento esistono già diverse proposte che vanno in questa direzione, come quella che prevede l’uscita flessibile in un arco che va dai 62 ai 70 anni.
Del tema ha parlato recentemente anche il presidente dell’Inps Boeri, anticipando che l’istituto formulerà una propria proposta portandola all’attenzione del legislatore. Il nodo è proprio quello delle coperture finanziarie. Teoricamente è possibile costruire un meccanismo in cui la riduzione della pensione risulti nel tempo equivalente al maggior esborso legato all’uscita anticipata. Ma in questo caso il taglio del’assegno dovrebbe essere abbastanza rilevante.
IL NODO DELLA UE
C’è però un problema più generale, menzionato anche da Boeri: mentre la maggiore spesa si manifesterebbe in tempi rapidi, a causa del prevedibile affollamento di richieste da parte di lavoratori in precedenza bloccati, i benefici finanziari arriverebbero solo in un secondo momento e progressivamente, a mano a mano che i neopensionati fruiscono delle prestazioni ridotte. Dunque nell’immediato sarebbe comunque necessario trovare risorse alternative, per non incidere negativamente sui conti pubblici. Per affrontare questo problema il governo pensa anche di premere sull’Unione europea, perché riconosca che LO sfasamento temporale non indebolisce il sistema previdenziale nel lungo periodo, non ne minaccia insomma la sostenibilità. Ma con le altre partite ancora aperte in tema di flessibilità dei bilanci europei, l’esito di una trattativa del genere non appare scontato. Di qui necessità di inserire gli aggiustamenti alla legge Fornero nell’ambito della prossima manovra di finanza pubblica.