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Pescara, 24/11/2024
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Data: 10/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Tasse non pagate, spunta Di Primio. Cartelle esattoriali al sindaco di Chieti per multe e rifiuti: stipendio pignorato. Il pm: per lui un trattamento di favore

PESCARA Spunta il nome del sindaco di Chieti Umberto Di Primio nelle carte dell’inchiesta su tasse non pagate e presunte agevolazioni a nomi “eccellenti”. Il politico di centrodestra non è indagato ma il suo nome figura, accanto a quello del consigliere regionale, non indagato, Lorenzo Sospiri, come «caso inspiegabile» secondo la memoria del pm Gennaro Varone depositata al tribunale del Riesame. Secondo l’atto dell’accusa al sindaco di Ncd sarebbe stato eseguito un pignoramento di 14.183 euro per tasse sui rifiuti e imposte sugli immobili non pagati e, successivamente quel pignoramento sarebbe stato revocato dalla Soget «senza motivo». Tasse non pagate, spunta il nome di Di Primio. «Sono cartelle», dice Di Primio, «che riguardano un immobile a Ripa Teatina, tasse sui rifiuti e qualche multa. Ma non c’è stata nessuna revoca del pignoramento, ho ancora un quinto dello stipendio pignorato», dice il sindaco. Perché non ha pagato? «Sono tributi molto vecchi di una casa in cui non vivo e credo di qualche multa molto vecchia. Forse c’è stata anche un po’ di sbadataggine ma», ribadisce, «non ho ricevuto nessuna revoca al pignoramento». La procura, invece, la pensa diversamente e con il nome del sindaco di Chieti si ampliano i casi di revoche sospette o di presunte mancate riscossioni finite nell’inchiesta per truffa della Soget in cui l’unico indagato è il direttore della sede pescarese Gaetano Monaco a cui il magistrato contesta la truffa per aver «disposto o avallato pretestuose dichiarazioni di inesigibilità». Il pm: «Vantaggi a contribuenti qualificati». Monaco avrà tempo per spiegare la sua posizione ma, intanto, è nella memoria che il magistrato ha consegnato al tribunale del Riesame – memoria poi accolta – che viene disegnata quella che il pm chiama una «strategia d’impresa», ancora tutta da provare, «una gestione orientata dell’attività di recupero dei crediti pubblici secondo un movente di favoritismo personale, a vantaggio di alcuni contribuenti “qualificati”». I presunti beneficiari, non indagati, sono citati nell’atto alla voce «casi inspiegabili documentati»: «Mancata riscossione a beneficio dell’avvocato Giuliano Grossi, ex collaboratore dell’ex sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia», scrive il pm, «pretestuose dichiarazioni di inesigibilità a beneficio dell’avvocato Giancarlo Carlone risultato debitore di 9.344 euro con conseguente illecito discarico verso il Comune». «Nel cellulare del direttore della Soget un sms con Di Primio». Sono quattro, al momento, i nomi eccellenti e non indagati che figurano nelle carte dell’inchiesta sulla Soget che sta facendo luce sull’esigibilità o meno dei 36 milioni di euro del Comune: un’inchiesta di grandi dimensioni in cui Forestale e Mobile stanno spulciando le singole voci trovate nei faldoni sequestrati per capire se tutti quei soldi poteva essere riscossi o no, se la Soget ha tratto benefici o no dalla mancata riscossione e perché alcuni pignoramenti siano stati revocati senza un apparente motivo. A dare il via erano state le carte sulle multe non pagate per circa 13mila euro sequestrate al consigliere di Forza Italia Sospiri ma, i documenti trovati, hanno portato gli investigatori a chiedersi anche perché Di Primio non avrebbe pagato tasse sui rifiuti e altre imposte per circa 14 mila euro e poi la Soget gli abbia – è la tesi del pm – revocato il pignoramento. Quando la Forestale ha perquisito gli uffici della Soget ha sequestrato anche il telefonino del direttore Monaco che ha portato al nome del sindaco. «Dal cellulare», annota il pm, «è stato recuperato un sms con cui Di Primio chiede a Monaco l’indirizzo email a cui inviare “quella richiesta”». La memoria prosegue dicendo che gli accertamenti documentali «riscontrano che il pignoramento a carico di Di Primio sia stato revocato (senza motivo) il 22 luglio 2014 con atto apparentemente riconducibile a un funzionario». Anche se di diversa natura, e sempre tutti da provare, il magistrato cita poi i casi che riguardano Grossi e Carlone sempre non indagati. Accusa tutta da provare ma il Riesame ha detto sì. I pignoramenti revocati per quelle tasse non pagate sono alla base dell’inchiesta che mira molto più in alto, a capire perché la Soget non abbia riscosso 36 milioni di crediti dichiarandoli inesigibili e a vedere se a quella grossa somma possa essere collegata la grave difficoltà finanziaria in cui versa il Comune di Pescara. L’ipotesi di truffa è ancora tutta da provare ma un primo parere favorevole è stato dato da un organo super partes come il Riesame che ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati della Soget lasciando tutti i faldoni sotto sequestro. Il Riesame, accogliendo la memoria dell’accusa, ha anche sottolineato, ad esempio, che le perquisizioni e i sequestri sono «idonei ad accertare se il caso di Sospiri sia isolato o se emergono ulteriori condotte di illeciti favoritisimi nei confronti di determinati contribuenti» tacendo però sul collegamento ipotizzato dalla procura: la mancata riscossione di 36 milioni di euro e il pre-dissesto del Comune.

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