ROMA Cura dimagrante per le infrastrutture stragiche. Con una sforbiciata, o meglio una focalizzazione, che porta da 51 a 25 le opere considerate prioritarie. Una selezione durissima, quella decisa ieri dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per concentrare le risorse, molto scarse di questi tempi, su pochi e ben chiari obiettivi. Provando così a mettere fine alla lunghissima lista di annunci e opere incompiute, circa 700, che ha caratterizzato la storia del Paese. L’allegato Infrastrutture al Def, il documento che fotografa lo stato dell’arte delle legge obiettivo e indica le linee guida della politica infrastrutturale, è stato quindi ridotto della metà. Conterrà, secondo quanto risulta al Messaggero, soltanto 25 opere, tra strade, ferrovie, metropolitane e reti idriche, con i dettagli su costi e tempi di realizzazione. E, scritti nero su bianco, i soldi da stanziare e i fondi già disponibili.
DISCONTINUITA’
Il governo, dopo la bufera giudiziaria che ha investito l’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e il super manager Ercole Incalza, ha voluto dare un segnale di forte discontinuità rispetto al passato visto che il precedente piano comprendeva oltre 400 interventi per quasi 380 miliardi di spesa.
Ora, almeno nelle intenzioni, l’obiettivo è quello di chiudere i cantieri nei tempi stabiliti. Puntando da un lato sulla massima trasparenza - ieri Delrio ha incontrato per più di un’ora Raffaele Cantone, a capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, proprio per avviare una stretta collaborazione - e dall’altro al rigoroso rispetto del cronoprogramma. Questo non vuol dire che le altre opere già finanziate finiscano sul binario morto. Tutt’altro. Viene però esplicitamente indicata - è la prima volta - una scala con le priorità assolute per il territorio. Spetterà poi al dicastero vigilare e mettere a fattor comune le risorse individuate e accendere i riflettori in caso di ritardi.
L’ELENCO COMPLETO
Nella nuova griglia messa a punto ieri sera la scure ha risparmiato l’Alta velocità Napoli-Bari (costo 2,6 miliardi, di cui disponibili 1,6), il Mose (5,4 miliardi) e la Metro C di Roma (2,6 miliardi), mentre è stata confermata la cancellazione della Orte-Mestre e di una serie di opere soprattutto al Nord. Resta in pista la Pedemontana Lombarda (costo 4,1 miliardi) e quella Veneta (2,5 miliardi), la tangenziale Est di Milano (1,6 miliardi), l’A12 Roma-Latina (2,7 miliardi) il completamento della Salerno-Reggio Calabria, la statale Jonica 106 (6,3 miliardi) e il quadrilatero Marche- Umbria (2,1 miliardi).
Tra le opere ferroviarie individuate e considerate strategiche, spicca poi, come detto, l’alta velocità Napoli-Bari (2,6 miliardi secondo il progetto preliminare) e la Torino- Lione (2,6 miliardi), il Brennero (4,4 miliardi) e il Frejus. Un capitolo a parte merita il Mose, il cui stato di avanzamento lavori è ormai all’80% e che Delrio vuole terminare senza ulteriori indugi. Nel documento viene indicato un costo finale di 5,4 miliardi (5,2 disponibili) e la fine dei lavori nel 2017, con un fabbisogno triennale di 221 milioni per mettere definitivamente in salvo dalle acque Venezia.
LE METROPOLITANE
Investimenti massicci anche sul fronte dei porti: da Civitavecchia (195 milioni) a Taranto (219 milioni), dalla piattaforma logistica di Trieste (132 milioni) a Ravenna (220 milioni) per un costo globale di 820 milioni (disponibili 816). Per gli acquedotti (Sistema Menta, Caposele, Basento- Bradano) in pista 438 milioni.
Scendendo nel dettaglio, per la metro C di Roma - si legge a pagina 3 dell’Allegato Infrastrutture - si indica un costo finale di 2,6 miliardi (2,1 miliardi disponibili) con un fabbisogno triennale di circa 280 milioni.
L’obiettivo, previsto dalla legge Sblocca Italia, è chiudere tutte le opere nel 2021. Interventi anche per la metropolitana di Napoli (2,4 miliardi il costo, 2,1 miliardi le risorse disponibili, con un fabbisogno triennale di 200 milioni). Infine, per l’edilizia scolastica confermati gli stanziamenti per poco meno di mezzo miliardo di euro. Oggi, salvo sorprese dell’ultima ora, il varo a Palazzo Chigi insieme al Documento di economia e finanza.