Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.938



Data: 11/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Punti nascita, la battaglia continua. Dopo il consiglio regionale che ha mandato sotto l’esecutivo il documento della maggioranza non ricuce lo strappo dei «ribelli». Olivieri: «Non si può tagliare e basta, la sanità ha enormi criticità» Gerosolimo e Pietrucci insitono su Sulmona, Monticelli su Atri

L'AQUILA I primi firmatari del documento politico della maggioranza, redatto subito dopo il consiglio regionale «della sconfitta», quello che ha dato mandato al commissario alla sanità D'Alfonso di fermare le bocce sui punti nascita, sono i quattro (e non cinque, avendo Berardinetti votato in linea con il centrosinistra) «ribelli ». Gerosolimo, Olivieri, Pietrucci e Monticelli, però, ci tengono a chiarire che quel documento non smentisce in alcun modo l'atto deliberato: sui punti nascita, dicono, bisogna riaprire la discussione, con i distinguo di Gerosolimo e Pietrucci che insistono in particolare su quello di Sulmona. Perché sì, quel documento sostiene «la necessità di andare avanti con il processo di riforme sulla sanità per uscire definitivamente dal commissariamento e ristabilire il diritto dell'Abruzzo alla propria programmazione sanitaria», ma parla anche di «un nuovo Patto della Salute fondato sul trasferimento di risorse e servizi sui territori, dall'ospedalizzazione alla medicina sul territorio». Certo non aiutano a chiarire la posizione della Regione le parole dell'assessore Silvio Paolucci, che ieri ha ribadito che il decreto è un atto governativo e che in quanto tale non può essere condizionato dal consiglio regionale. VIE LEGALI Che tecnicamente è vero, ma politicamente è pericoloso. Tant'è che Forza Italia invoca l'intervento del presidente del consiglio perché sia rispettato il volere dell'assise e minaccia di adire le vie legali, mentre i Cinquestelle si dicono «sconvolti per la mossa dittatoriale». Il segnale che arriva da una parte della maggioranza, quella che l'altro giorno ha mandato per la prima volta sotto la coalizione uscita dalle urne lo scorso anno, al presidente D'Alfonso, però, non lascia spazio ai dubbi, anche perché si è solo all'inizio della dura cura dimagrante che attende la sanità abruzzese. Presto toccherà infatti ad otto Pronto soccorso (due per provincia) e sette reparti di Chirurgia chiudere i battenti. «Non si può tagliare e basta -avverte il presidente della commissione Sanità, Mario Olivierioccorre fornire servizi alle aree periferiche e soprattutto condividere con i territori la strategia sanitaria regionale. Si pensa a correggere le virgolenei comunicati stampa e nei documenti politici in modo che siano quanto più possibili sibillini e flessibili alle interpretazioni, ma non si centra la sostanza del problema e il problema è che la sanità in Abruzzo ha enormi criticità che vanno risolte e condivise con i territori». COMMISSARIAMENTO Tutti concordi, insomma, dal dover uscire dal commissariamento; il problema è come. «Ora il manager della Asl provveda subito amettere in sicurezza il punto nascita di Atri -insiste Monticelli- perché questo ha deciso il consiglio regionale».Mentre Gerosolimo e Pietrucci invitano a non strumentalizzare il dibattito e a studiare insieme una via d'uscita che contempli la salvaguardia delle zone interne. Le risoluzioni non avranno effetto diretto sull'azione commissariale, ma il commissario, in fondo, è pur sempre il presidente della Regione che con i numeri deve fare i conti.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it