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Data: 12/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
D’Alfonso aggredito, fuga sotto scorta. Alta tensione sul punto nascita: le garanzie date dal presidente della Regione non piacciono e in Comune è rivolta

SULMONA Altro che benvenuto presidente! Luciano D’Alfonso arriva accolto da insulti e lascia Sulmona inseguito dai manifestanti che speravano di ottenere altre risposte sulla vicenda del punto nascita. Rassicurazioni che non sono arrivate.- La tappa sulmonese del presidente della Regione termina nel peggiore dei modi. Con poliziotti, carabinieri e vigili urbani costretti a scortarlo fuori dal Comune, dopo averlo fatto passare da un’uscita secondaria dell’aula consiliare. La folla aspetta D’Alfonso nell’atrio di palazzo San Francesco, dove esplode la rabbia di chi rivendica un futuro per il territorio. Le forze dell’ordine sono costrette a bloccare fisicamente i manifestanti più accesi, che hanno prima tentato di impedire all’auto blu di partire e poi hanno tentato di inseguirla. Se la partenza da Sulmona è andata male, anche l’arrivo per D’Alfonso non è stato dei migliori, con un gruppo di manifestanti che lo aspettava all’esterno dell’hotel Meeting, dove era previsto un suo intervento in un convegno. Il fronte del no alla chiusura del punto nascita lo ha accolto con qualche manifesto e fischietto, chiedendo conto del documento approvato subito dopo il consiglio regionale e delle due risoluzioni. Anche in questo caso non sono mancati momenti di tensione e dalla folla sono partiti diversi insulti. D’Alfonso si è fermato a parlare con chi lo criticava e poi ha accolto l’invito di Mauro Tirabassi e Alberto Di Giandomenico, del presidio pro punto nascita, di andare in municipio. Fino alla fine in molti credevano che fosse solo una promessa senza seguito. E invece, dopo il suo intervento al convegno, D’Alfonso è andato nell’aula consiliare, “scortato” da Giandomenico che è salito sulla sua auto. Poi ha dato il via a «un’assemblea alla pari», come l’ha definita, ascoltando i vari interventi e chiedendo di aprire i lavori al presidente del tribunale. Giorgio Di Benedetto ha lanciato un appello alla ragionevolezza. Raccolto, ad eccezione di qualche intervento scomposto e di qualche contestazione ad alta voce, fino a pochi minuti dalla fine. Il primo a spiegare le ragioni del presidio è Di Giandomenico, seguito dal consigliere comunale Luigi La Civita, che chiede risposte concrete e rassicurazioni certe sulla sospensione del decreto 10 di febbraio. Nel frattempo l’aula consiliare si riempie, arrivano il vice sindaco Luisa Taglieri, consiglieri e politici del territorio, sindacalisti, personale ospedaliero, studenti e tanti cittadini. «Mi impegno a convocare una giunta regionale tematica in città, coi tecnici regionali, i rappresentanti istituzionali della città e i rappresentanti del comitato» si rivolge a loro D’Alfonso «per meglio caratterizzare e valorizzare l’ospedale di Sulmona, concordando un piano di investimenti. Di più non posso dire per coscienza. E ora vi saluto». A questo punto è scattata la bagarre, coi manifestanti che lo hanno circondato e gli hanno impedito di uscire dall’aula consiliare. Finchè, scortato da un cordone di forze dell’ordine, D’Alfonso è dovuto passare da un’uscita secondaria. Ma la folla lo ha atteso all’esterno, fra urla, spintoni e insulti. I rappresentanti delle forze dell’ordine hanno dovuto bloccare i più agitati, che hanno tentato di fermare l’auto blu. A sirene spiegate D’Alfonso è andato, con la folla che lo inseguiva a piedi gridando “buffone” e “vergogna”.

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