ROMA Sull’annoso dossier delle partecipate degli enti locali, il governo si prende ancora un po’ di tempo. Il Documento di economia e finanza (Def) approvato venerdì ed inviato alle Camere, indica infatti il riordino di queste società tra i principali filoni della nuova tornata di revisione della spesa. Ma parlando di «interventi legislativi volti a migliorarne l’efficienza » li colloca «a valle della valutazione dei piani di razionalizzazione degli enti locali». Vuol dire che l’intervento dell’esecutivo sulla carta dovrebbe attendere i tempi dell’autoriforma richiesta a Comuni e Regioni dalla legge di Stabilità. E che per il momento sta procedendoun po’ a rilento.
TEMPO SCADUTO In base alle norme approvate alla fine del 2014, le amministrazioni avevano tempo fino al 31 marzo scorso per approvare piani di riordino da spedire alle sezioni regionali della Corte dei conti e pubblicare sui rispettivi siti Internet istituzionali. I piani devono poi essere attuati entro la fine di quest’anno e per il 31 marzo 2016 andrebbe inviata una ulteriore relazione alla Corte dei Conti sui risultati raggiunti. La legge non prevede particolari sanzioni per chi non si adegua, ma offre alcuni incentivi in relazione alla mobilità del personale ed alla cessione o allo scioglimento delle società stessa: le relative operazioni sarebbero esenti da imposta, mentre gli investimenti effettuati con i proventi totali e parziali delle dismissioni resterebbero esclusi dai vincoli del Patto di stabilità. Come era ampiamente prevedibile, la scadenza è passata ma solo una minoranza degli enti interessati è in regola con il calendario. Tra leRegioni, ha provveduto per prima il Piemonte, mentre pochi grandi Comuni, come Firenze e Catania, hanno stilato il proprio piano (Roma si era già dovuta muovere in anticipo per gli obblighi legati al piano di rientro dal debito). Resta da capire quando il governo intende fare le proprie mosse: la finestra temporale più ovvia è quella della prossima legge di Stabilità in autunno, mentre attendere l’attuazione dei vari piani richiederebbe di attendere il prossimo anno. Nel Def viene data qualche indicazione per le priorità: particolare attenzione sarà rivolta «ai settori del trasporto pubblico locale e alla raccolta rifiuti, che soffrono di gravi e crescenti criticità di servizio e di costo».
SCENARIO COMPLESSO Lo scenario legislativo è comunque piuttosto complesso: oltre alle norme della Stabilità ci sono due corposi articoli della riforma della pubblica amministrazione (le legge delega è in discussione nell’aula del Senato) dedicati al riordino rispettivamente delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici locali di interesse economico generale. Per quanto riguarda in particolare il trasporto pubblico locale nel Programma nazionale di riforma approvato insieme al Def viene annunciata la messa a punto di uno specifico disegno di legge «col duplice obiettivo di razionalizzare l’erogazione dei sussidi, garantire il massimo ricorso a strumenti competitivi e garantire che gli affidamenti in house diventino realmente una categoria residuale, e incentivare tutti quegli accorgimenti e quelle scelte organizzative che possono valorizzare la qualità del servizio e la produttività del settore». Una spinta all’azione dell’esecutivo potrà arrivare dal nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. De Vincenti, fino a pochi giorni fa vice ministro dello Sviluppo economico, si è occupato da economista del tema della regolazione dei servizi pubblici, mentre al dicastero di Via Veneto ha seguito per oltre tre anni (fin dai tempi del governoMonti) tutte le più delicate crisi aziendali. È un dato di fatto che i problemi di bilancio di una quota consistente di partecipate, con le relative ricadute occupazionali, rappresentino uno degli ostacoli più consistenti al riordino del settore.