CATANIA La Sicilia resta drammaticamente divisa in due dopo il cedimento del pilone sull'autostrada Palermo-Catania di venerdì scorso. La procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato: disastro colposo. Ad occuparsene saranno il procuratore Alfredo Morvillo e il sostituto Giacomo Brandini, che hanno già nominato i consulenti e acquisito i primi documenti dall’Anas. Intanto si contano i danni. Ci vorranno 30 milioni di euro e qualche anno per recuperare l’arteria che resta cruciale per i collegamenti dei due fronti, orientale e occidentale, dell’isola. Il crollo ha alimentato le tensioni politiche tra Roma e la Sicilia. Nel mirino: l’Anas, l’ente che gestisce la rete autostradale nazionale. Imminenti le dimissioni del presidente Roberto Ciucci. Ieri, il manager ha incontrato il neo ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, comunicandogli l’intenzione di rimettere l’incarico. Tempi previsti: l’assemblea degli azionisti programmata a maggio. Approvato il bilancio 2014, Ciucci potrebbe lasciare l’Anas. Ha 63 anni e ne aveva 19 quando è entrato nella società Autostradale. Ma ieri a Roma, nello stesso ministero, c’era anche il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta che ha incontrato i dirigenti dell’Anas. «Sia chiaro che il mio governo non c’entra con il cedimento del pilone sull’A19. Invece di fare tagli alle Regioni, Roma ci dia i fondi», ha tuonato Crocetta. «Non ho trovato un centesimo quando mi sono insediato a dicembre 2012. I primi fondi li abbiamo ricevuti alla fine dell'anno scorso, una settantina di milioni quando ci vorrebbero almeno 2 miliardi per il dissesto idrogeologico». A far infuriare Crocetta, l’attacco ricevuto da Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi, che ha criticato sia l’Anas che la Regione per non aver utilizzato i fondi per la messa in sicurezza dell’autostrada. «Un pilone non cede perché è stato usato cemento depotenziato, ma per una massa di 4 milioni di metri cubi di terra che si è staccata dalla montagna ed è precipitata sull’autostrada», ha spiegato il governatore della Sicilia che ha attaccato l’ipotesi di un commissariamento. «Se l’intenzione di Roma è di commissariare la gestione del dissesto idrogeologico per affidarla a qualche amico di corrente, magari garantendo gli affari agli amici degli amici com’è avvenuto per le grandi opere, faccia pure». Eppure, c'è chi come Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato imprese Sicilia, parla di disastro annunciato: «La presenza, conclamata da anni, di una frana nella zona tra Scillato e Caltavuturo era nota a chi agli addetti ai lavori, ma nessuno è intervenuto». Conftrasporto-Confcommmercio chiede al governo l’immediata convocazione del tavolo per i problemi del trasporto siciliano. L’orientamento, almeno per ora, è di rafforzare il servizio ferroviario (il treno Palermo- Catania impiega 191 minuti), ma la richiesta è che, prima di demolire la parte del viadotto autostradale interessata dal dissesto, di compiere interventi di manutenzione straordinaria nella parte rimasta fuori la frana. Intanto, i sindacati siciliani dicono «no» al rimpallo di responsabilità Stato-Regione-Anas, mentre Leoluca Orlando, presidente dell’Anci Sicilia chiede «una commissione parlamentare di inchiesta sugli appalti di assi viari in Sicilia». Una delegazione del Pd, guidata dal segretario siciliano Fausto Raciti, chiede al ministro Graziano Delrio «una visita urgente nell'isola».