L'AQUILA La polizia ha ordinato al Comune dell'Aquila di rimuovere e cancellare le scritte offensive, resti della contestazione che l'altro giorno ha coinvolto palazzo dell'Emiciclo e in particolare l'assessore Silvio Paolucci, tornato nella sua abitazione di Tollo, a titolo precauzionale, sotto scorta. «La situazione non è allarmante ma va monitorata - spiega Nicola Zupo - perché in questi contesti non è escluso che le cose possano degenerare». Così i manifestanti di Atessa sono stati identificati in gran parte, anche perché oltre a semplici cittadini c'erano l'altro giorno anche gruppi organizzati politicamente come quelli di Forza Nuova. «Noi e non i Cinquestelle che sono stati fischiati e azzittiti - tiene a precisare il coordinatore di Abruzzo Civico, Giulio Borrelli - siamo riusciti a tenerli a bada e farci sentire».
L’INVITO DI RAPINO
L'invito ad abbassare i toni viene anche dal segretario regionale del Pd Marco Rapino: «Riconduciamo il dibattito alla concretezza e alla capacità di fare proposte valide per tutto il territorio», dice, anche se poi i suoi stessi circoli, quelli peligni, avvertono che «è necessario restituire priorità ai territori dimenticati - scrivono - e se così non sarà gli esiti non saranno più prevedibili». Il clima non è dei più sereni, insomma, «colpa anche di una classe politica che non è all'altezza - dice Paolucci - perché se ci sono sindaci che equiparano la violenza alle pulcinellate, altri che pagano gli autobus agli studenti per la contestazione e consiglieri regionali che invitano a far commissariare il commissario-presidente per mettersi a capo della protesta, allora non si è capito qual è il ruolo delle istituzioni».
IL MONITO DEL PRESIDENTE
Istituzioni «che sono come le quattro ruote motrici di una macchina - precisa il presidente del consiglio Giuseppe Di Pangrazio -, che danno buoni risultati solo se c'è una perfetta convergenza». Rivendica, così, Di Pangrazio, il ruolo da lui recitato martedì durante l'assise: «Dopo che è stata posta la questione giuridica delle risoluzioni - spiega - ho riunito l'ufficio di presidenza e chiesto al governatore D'Alfonso di tenere in attenta considerazione i contenuti di quei documenti politici, che gli sarebbero stati formalmente trasmessi in giornata. Ho voluto in tal modo riaffermare il ruolo del presidente del consiglio regionale».
Insomma l'apertura di D'Alfonso sui punti nascita, secondo Di Pangrazio, sarebbe anche merito degli indirizzi da lui impartiti: «Il presidente D'Alfonso ha preso atto dell'indirizzo del consiglio regionale - continua - e si è impegnato a tenere conto delle risoluzioni nei limiti della normativa e dei poteri commissariali». Purché tutto non si limiti al gioco delle parti, al prevalere della forma sulla sostanza. E' quel che chiedono i quattro dissidenti della maggioranza e cioè di mettere davvero mano a quel decreto della discordia che ha chiuso quattro punti nascita. A rivederlo ed eventualmente correggerlo, perché le rivendicazioni dei territori si incontrino con le necessità di una riforma sanitaria non più rinviabile.