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Pescara, 24/11/2024
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Data: 18/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Bimbo travolto dal treno, imputati mamma e papà. Il piccolo Francesco Pio di tre anni perse la vita mentre giocava tra i binari

PESCARA Aveva perso la vita a soli tre anni travolto da un treno regionale in prossimità della stazione San Marco. Era morto così il piccolo Francesco Pio, che il 24 maggio 2014 si era allontanato dalla casa di via Salara Vecchia percorrendo a piedi circa 170 metri tra sassi ed erba alta fino ad arrivare accanto ai binari dove, poi, era stato travolto dal treno regionale. E’ la famiglia del bimbo ad essere finita sotto accusa per quella tragedia perché il pm Giuseppe Bellelli ha chiesto il rinvio a giudizio per i genitori di Francesco Pio e per il nonno: Virgilio Spinelli, Loreta De Rosa e il nonno Cristoforo Spinelli. Se la mamma deve rispondere di abbandono dei minori, i due uomini sono accusati di omicidio colposo in relazione alla custodia dei beni e, in particolare, per quel buco presente nella rimessa della casa da cui sarebbe passato il bambino prima di avviarsi lungo il sentiero di morte dove, solo per miracolo, non perse la vita anche il fratellino solo sfiorato dal treno. Accanto alla casa di Spinelli c’è infatti una rimessa dove si apre un pertugio: è da qui che sarebbe passato il bimbo prima di arrivare sui binari e morire. Una tragedia che aveva colpito la comunità rom che aveva urlato la sua disperazione dicendo che i bambini non venivano mai persi di vista – «noi non lasciamo i nostri bambini allo sbaraglio», avevano detto – ma che aveva spinto lo stesso pm Bellelli ad andare sul posto e a ripercorre quei metri dalla casa ai binari per capire com’era possibile che un bimbo così minuto avesse potuto camminare per scarsi 200 metri tra i sassi della ferrovia e l’erba alta senza inciampare, senza cadere. Ma il magistrato, da allora, non ha cambiato idea lasciando inalterata l’inchiesta e chiedendo il rinvio a giudizio per i familiari del bimbo, supportato dalle indagini condotte dalla Polfer alla guida del dirigente Davide Zaccone. Erano stati gli investigatori ad ascoltare la famiglia, ad interrogare come testimoni sia i genitori del bimbo e sia altri familiari della comunità tra cui gli zii di Francesco Pio. Per tutti, le domande avevano seguito lo stesso copione: dov’era in quel momento? Non si è accorto della scomparsa del bambino? Ma dai familiari era sempre arrivata una risposta univoca: «Non ci siamo accorti della scomparsa del bambino» e quando si sarebbero messi alla ricerca di Francesco Pio, ormai, era troppo tardi. Eppure quelle risposte non avevano convinto il pm che, dopo la tragedia, ha iscritto sul registro degli indagati la mamma, il papà e l’anziano nonno per cui, adesso, il magistrato ha chiesto il processo. Diversa, fin dalle prime ore, era stata l’idea della difesa della famiglia rappresentata dall’avvocato Luca Sarodi che aveva puntato il dito contro la sicurezza, sulla rete che costeggia i binari della ferrovia e che in quel punto è interrotta. Non solo, ma quel percorso che sarebbe stato fatto dal piccolo Francesco Pio lascia perplessa anche la difesa che chiederà l’esperimento giudiziale, chiedendo quindi di riprodurre il tragitto fatto dal bimbo. Quello che è certo è che il treno regionale, invece, secondo le indagini, aveva fatto tutto il possibile per evitare il dramma: aveva frenato per 250 metri non riuscendo a evitare il bimbo. Francesco Pio, inoltre, non era solo ma stava giocando con il fratellino che solo per miracolo non era stato travolto anche lui dal treno.

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