ROMA La data cerchiata di rosso sul calendario ancora non c'è, ma i sindacati che venerdì hanno mandato in tilt la Capitale con lo sciopero dei mezzi sono pronti a fare il bis. Quando? «A maggio. Tra meno di un mese torneremo a protestare, dobbiamo solo fissare la data», dice la segretaria degli Autoferrotranvieri Ugl Roma-Lazio, Valentina Iori, a meno di 24 ore dalla serrata che ha fatto chiudere per un giorno la principale linea metro di Roma, con i passeggeri costretti a scendere dai vagoni a metà corsa, in barba alle norme sulle fasce di garanzia che dovrebbero tutelare gli utenti.
I disagi subiti dai cittadini sembrano preoccupare poco. «Per quello che sappiamo noi – ha detto la Iori - nessuno del sindacato ha volutamente piegato le regole per creare un danno all’utenza. Se c’è stata una violazione è un qualcosa che non è stato né previsto né richiesto dal sindacato». Come a dire: la colpa, se c'è, è tutta sulle spalle dei lavoratori. Quelli che il sindacato, in teoria, dovrebbe rappresentare.
A proclamare lo sciopero di venerdì sono state tre sigle, le uniche che non hanno firmato il nuovo Piano industriale di Atac, la municipalizzata dei trasporti della Capitale, che ha deciso di rimodulare gli stipendi dei propri dipendenti per renderli più produttivi. Come? Premiando chi è più presente a lavoro e aumentando il monte-ore dei macchinisti, per avvicinarlo a quello dei loro colleghi di Milano. Solo per fare un esempio: a Roma i conducenti della metro lavorano 736 ore all'anno, i colleghi meneghini 1.200. Per questo Atac ha deciso di chiedere ai propri dipendenti di effettuare almeno 950 ore di lavoro all’anno.
ASSENTEISTI
Il nuovo contratto dichiara anche guerra agli assenteisti. «La riorganizzazione economica - protesta ancora l’Ugl - prevede che in caso di assenze quota parte del salario venga decurtata in busta paga. E assenze vengono considerate anche malattie, congedi parentali, donazioni sangue, la 104 di secondo livello». Ma il Campidoglio assicura che con le nuove regole i sindacati potrebbero guadagnare ancora di più. Con la nuova intesa, spiegano dal Dipartimento Mobilità, 1.608 dipendenti su 2.321 hanno percepito, su base semestrale, più soldi perché hanno lavorato di più e fatto meno assenze.
LICENZE A PIOGGIA
I tre sindacati che hanno protestato ieri - Ugl, Faisa-Cisal e Sul - non hanno firmato neanche l’accordo del febbraio scorso che ha sforbiciato i permessi sindacali che venivano distribuiti a pioggia. L’intesa - che è stata sottoscritta invece da Cgil, Cisl e Uil - ha tagliato le licenze sindacali del 35% e ha soppresso la figura dei cosiddetti «attivisti sindacali». In questo modo oltre 150 dipendenti sono tornati a lavorare a pieno regime, aumentando il numero delle corse di bus, tram e metro.