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Data: 19/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Salari, sindacati in guerra per la difesa dei privilegi. Dopo il “no” al referendum contro la riforma che lega i bonus alla produttività giovedì riparte il tavolo delle trattative sulle indennità ai dipendenti capitolini.

«Bugiardi». «Crumiri». Lo scambio di battute nei corridoi del Campidoglio è questo. Sindacati contro sindacati. Da una parte chi era a favore della defunta preintesa sui salari accessori e dall’altra i pasdaran del «no», che alla fine hanno avuto la meglio nel referendum tra i dipendenti dello scorso marzo. Con questo risultato: si è ritornati all’atto unilaterale partorito ad agosto e a fine mese gli stipendi saranno più bassi per tutti i 24mila dipendenti del Campidoglio. Dalle maestre ai vigili urbani passando agli amministrativi: le decurtazioni partiranno dai 50 euro per arrivare a 150, perché torna in vigore la versione più hard della riforma, scattata dal primo gennaio.
I CONTI
La linea della giunta Marino è invalicabile. E l’ha spiegato l’altro giorno l’assessore Silvia Scozzese: «I soldi per il contratto decentrato ci sono, sono stati approvati nell’ultimo bilancio, agganciato al piano di rientro». Sottotitolo: per il resto, fate voi. Diverso è il perimetro della nuova intesa ancora tutto da costruire. Il tavolo tornerà a riunirsi giovedì. Il vicesindaco Luigi Nieri, responsabile del Personale, sa che comunque vada le vecchie indennità a pioggia sono un ricordo del passato. E che la produttività è l’unica stella cometa.
LA RABBIA
Ma qui nasce la guerra tra i sindacati. I promotori della preintesa, bocciata poi nel referendum, accusano i colleghi di aver fatto «disinformazione» per convincere i dipendenti a votare no. Si sfoga Natale Di Cola, segretario generale della Cgil: «Mentre noi illustravamo le soluzioni praticabili convenute, che superavano i rilievi del Ministero dell’Economia e l’atto unilaterale, altri raccontavano bugie, incuranti delle conseguenze che ci sarebbero state sulle condizioni di lavoro e sulle buste paga». Le «bugie» raccontante dagli «altri sindacati» sono queste: fidatevi di noi e vedrete che alla fine tornerà il vecchio salario con i bonus a pioggia. Impossibile. E chi se n’è accorto - i dipendenti - adesso sta inviando lettere in Campidoglio di questo tenore: «Le guerre fratricide tra sindacati per le Rsu hanno prodotto un caos, ora non ci fidiamo più di queste sigle. E intanto il nostro cedolino è molto più leggero». Giancarlo Cosentino, leader della Cisl ha firmato la preintesa ma ha perso il referendum. Ora spiega: «Sono molto preoccupato per la piega che sta prendendo la trattativa, il taglio ai salari è stato pesante. Avevamo fatto un gran lavoro per superare l’atto unilaterale, ora siamo ritornati daccapo». Conclude Cosentino in maniera un po’ perfida: «Da parte dei miei colleghi non c’è stata una corretta informazione».
Accusa che il fronte del no respinge. Dall’Usb spiegano: «Sicuramente facciamo una forte battaglia contro i principi ingannevoli della meritocrazia e cerchiamo, anche attraverso precise proposte consegnate all’amministrazione comunale, di rendere le valutazioni della dirigenza il più oggettive possibili». E sulle buste paga più leggere sempre dall’Usb aggiungono: «In realtà il recupero che si sta producendo deriva dalle scelte dell’amministrazione, che ha concesso delle anticipazioni attraverso dei “fuori busta” che ha poi dovuto contabilizzare e che ad aprile recupererà». Insomma, il clima è questo e il risultato non cambia. Sindacati contro sindacati, buste paga più basse e un tavolo da aprire con esiti difficili da decifrare. Anche perché con l’atto unilaterale in vigore non si scherza. Tutto il comparto scuola - oltre seimila operatrici - è in sofferenza. Si è tornati, in questo caso, alle 30 ore settimanali, che erano state congelate con la preintesa. Il Comune ha intenzione di aprire un dialogo specifico con i sindacati. L’assessore alla scuola Paolo Masini annuncia: «Subito dopo la convocazione del tavolo da parte di Luigi Nieri, ne apriremo un altro specifico con i sindacati della scuola, proseguendo un percorso che ci ha visto costantemente presenti in questi mesi nei nidi e nelle scuole dell’infanzia per parlare direttamente con gli operatori del settore. Un tavolo che affronti le criticità dell’atto unilaterale e che al contempo avvii un percorso di riforme di un settore che ha bisogno di rilancio».

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