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Data: 21/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Statali in pensione obbligata anche prima dei 62 anni. Le amministrazioni possono risolvere i contratti di chi ha i requisiti contributivi, indipendentemente dall’età.

ROMA Le amministrazioni pubbliche potranno obbligare i propri dipendenti ad andare in pensione anticipata anche prima che abbiano compiuto i 62 anni. La conferma, arrivata ieri attraverso una nota del Dipartimento della Funzione pubblica, rientra nella strategia annunciata un anno fa dal governo per “svecchiare” gli organici pubblici anche con l’idea, finora rimasta piuttosto teorica, di favorire le assunzioni di giovani. Con il decreto legge di riforma approvato definitivamente nell’agosto scorso, che rappresenta in qualche modo un’anticipazione della generale riforma di cui si sta occupando il ministro Marianna Madia, erano state introdotte tra le altre due novità: l’abolizione del trattenimento in servizio (ovvero la possibilità per i dipendenti di restare volontariamente al lavoro pur avendo maturato i requisiti per la pensione) e il rafforzamento di una norma in realtà già prevista dal 2008, che nella nuova versione consente allo Stato, agli enti locali ed alle altre amministrazioni di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro - con un preavviso di sei mesi - quando il dipendente ha raggiunto i requisiti per la pensione anticipata, ovvero nel 2015 42 anni e sei mesi di contributi per gli uomini e 41 e 6 mesi per le donne. Questa è l’anzianità contributiva richiesta a partire dal 2012 dalle più stringenti regole della riforma Monti-Fornero; riforma che però, per scoraggiare le uscite precoci, introduceva anche una riduzione percentuale crescente dell’importo della pensione per coloro che andavano a riposo prima dei 62 anni di età.
Questa penalizzazione, già in parte attenuata pochi mesi dopo l’entrata in vigore della riforma, è stata poi cancellata dall’ultima legge di Stabilità per coloro che accedono alla pensione a partire dal primo gennaio 2015 o comunque maturano il diritto all’uscita anticipata entro la fine del 2017: dal 2018 poi a meno di ulteriori correzioni tornerà in vigore il taglio dell’assegno. Il decreto sulla Pa subordinava però la possibilità di estromettere il dipendente al fatto che il pensionamento prima dei 62 anni non comportasse appunto uno svantaggio economico.
LA RICHIESTA DEL COMUNE Rispondendo ad una richiesta del Comune di Brescia, il Dipartimento Funzione pubblica ha messo ora insieme i due provvedimenti per concludere che non essendo più in vigore la penalizzazione, non ci sono nemmeno più vincoli per le amministrazioni che vogliono accompagnare all’uscita i propri dipendenti in possesso dei requisiti, almeno fino a tutto il 2017. Dunque le risoluzioni del contratto potranno essere disposte sia per coloro che avevano già raggiunto la contribuzione necessaria prima del 2015 e sono rimasti in servizio, sia per gli altri che invece matureranno il diritto alle pensione di anzianità successivamente: va ricordato che dal 2016, per l’adeguamento all’aumento dell’aspettativa di vita, il requisito sale a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.



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