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Data: 23/04/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sciopero, licenziamenti congelati. Dopo l’annuncio di punizioni-lampo da parte del Comune arriva il rinvio: i provvedimenti slittano ancora di 15 giorni. L’inchiesta Atac individua 9 responsabili del caos in metro ma il giallo dell’audio sparito li salva da sanzioni più pesanti.

L’assessore alla Mobilità Guido Improta e l’ad di Atac, Danilo Broggi, lo chiamano «lo strike del Tpl». Ma quanto accaduto venerdì scorso nella metro A in occasione dello sciopero di Ugl e Sul rischia di diventare l’autogol del Campidoglio. Perché «i licenziamenti» annunciati al Tg1 dal sindaco Ignazio Marino addirittura «già per martedì» slittano a data da destinarsi (altri 15 giorni, almeno) nonostante siano stati individuati 9 responsabili. E allo stesso tempo c’è anche un fallo di mano da segnalare: è scomparsa la registrazione della giornata del grande caos. Nella Direzione centrale traffico della Garbatella non si trova più il file audio da cui è partito il comando ai macchinisti di far evacuare i treni a metà corsa.
Qualcuno dunque ha fatto sparire la “scatola nera” della metro A, che aveva registrato ordini, movimenti e comandi della giornata. Mancano gli audio dall’alba fino alle 15.30, quando in Atac si sono accorti della manomissione. «C’è stato un dolo nella Dct», sottolinea l’assessore Improta. Che rimanda la soluzione del giallo all’ennesima commissione interna.
AGGUATO SINDACALEIntanto, quella sui disagi di venerdì ha terminato il proprio lavoro. E ieri in conferenza stampa l’assessore e l’ad Broggi hanno ricostruito quanto accaduto. Frutto per il Comune di «un agguato sindacale» e di una «carenza gestionale che non ha eguali». Al momento nel mirino ci sono nove persone, ma come specifica Improta, il numero «può salire». Nell’occhio del ciclone sono finiti il responsabile della linea Guglielmo Renzi, 4 dirigenti della Centrale traffico, l'assistente coordinatore della Metro A, il capo dell'unità organizzativa, il capo turnista e un macchinista, quello che ha abbandonato il treno a Cinecittà. Tutti ora rischiano «dal demansionamento fino al licenziamento».
Riavvolgendo (metaforicamente) il nastro della mattinata nelle otto pagine redatte dalla commissione d’inchiesta la prima falla avviene alle 3.57 quando tre dei nove dipendenti sott’accusa, i funzionari della Dct, risultano aver timbrato tutti il cartellino contemporaneamente. Anche su questo l’azienda ha deciso di avviare un’ulteriore verifica per capire se «questi comportamenti si siano ripetuti in passato». Altra criticità: la legge sugli scioperi - un decreto regio del 1931 - «consente di non dichiarare preventivamente l’adesione», ha spiegato Improta per giustificare la mancata programmazione dei turni. Sulla linea A la partecipazione alla protesta è stata del 39%, «un’azione preordinata e indipendente dal motivo dell’agitazione e autonoma dalle sigle promotrici», che rappresentano invece solo il 6% dei lavoratori.
Questi i rilievi della Commissione, messi nero su bianco nella relazione finale. Rischiano di essere parole al vento invece i tempi fissato dal sindaco Marino sui «licenziamenti entro martedì» per i colpevoli. I provvedimenti disciplinari sono stati avviati ieri, ma Improta già prospetta altri «15 giorni» per le sanzioni.
Intanto sul giallo dell’audio sparito - che circolava su internet già dopo poche ore - è scontro tra Improta e Ncd. Al senatore Augello, che prima della conferenza aveva anticipato la cancellazione delle registrazioni, l’assessore replica: «Mi fa sorridere che avesse prima i documenti, fuori la politica dalle municipalizzate». E l’alfaniano: «Azzerare i vertici di Atac».

I tre manager «inadeguati» rischiano solo il trasferimento

Dopo l’annuncio di punizioni-lampo da parte del Comune arriva il rinvio: i provvedimenti slittano ancora di 15 giorni.L’inchiesta Atac individua 9 responsabili del caos in metro ma il giallo dell’audio sparito li salva da sanzioni più pesanti.LA RELAZIONE
Nella lista dei 9 dipendenti Atac finiti nel mirino della Commissione disciplinare c’è anche il responsabile della Metro A, Guglielmo Renzi. È sua la prima testa che dovrebbe saltare dopo il caos dello sciopero di venerdì scorso. La relazione finale dell’indagine interna parla chiaro: Renzi «non ha ottemperato in modo completo alle disposizioni operative» impartite già 3 giorni prima della protesta, proprio per prevenire i disagi. In sostanza, secondo la Commissione, sarebbe colpevole della «mancata pianificazione delle attività fino all’inizio della fascia di garanzia». Ecco perché, a prescindere dall’entità delle sanzioni disciplinari, che arriveranno tra almeno due settimane, in Campidoglio danno per scontata una sua sostituzione dalla tolda di comando della prima linea della metropolitana. «Impossibile» pensare che chi viene giudicato «inadeguato» dalla Commissione di accertamento dell’azienda, possa restare con lo stesso incarico. La mossa «più probabile» è che venga trasferito, come fu per il suo predecessore, Marina Adduce, dopo lo scandalo dei macchinisti assenti in massa durante la notte di Capodanno.
«GESTIONE SBAGLIATA»Ma quella di Guglielmo Renzi non è l’unica poltrona che potrebbe saltare. Ci sono altri due responsabili (che però non hanno la qualifica di dirigenti) che potrebbero essere spostati per la stessa ragione. Si tratta del capo dell’unità organizzativa della Dct, la «Direzione centrale traffico» da cui è partito l’ordine di far evacuare i treni a metà corsa. La Commissione d’indagine interna lo mette sotto accusa duramente, parlando di un «inadeguato presidio gestionale». Un «comportamento inadatto» che si sarebbe verificato, secondo la relazione finale, «anche e soprattutto nel momento di massima criticità». Ecco perché, al di là dei provvedimenti disciplinari che verranno presi nelle prossime settimane, è «estremamente difficile», si ragiona in Comune, che un coordinatore giudicato «non all’altezza» dall’azienda possa restare al suo posto. E a rischio sostituzione è anche il responsabile dei turni, che secondo l’accusa non avrebbe «riprogrammato» la presenza in servizio dei macchinisti.


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