L'AQUILA Mille emendamenti presentati in commissione ieri e, più che un invito, una minaccia: ritirare il regolamento sulla compartecipazione ai ticket o sarà ostruzionismo duro. Il centrodestra riapre la partita dei ticket sanitari, solo interrotta per un time-break a dicembre in fase di approvazione del bilancio, quando cioè i soldi a copertura del servizio erano stati previsti, almeno fino a giugno di quest'anno (quattro milioni di euro). «Dopo questa data, però -spiega Lorenzo Sospiri- , non è chiaro chi, come e quando, pagherà il dovuto; con in più il prelievo forzoso delle pensioni dell'80% per chi è alloggiato nelle residenze sanitarie e il rischio default per i Comuni chiamati ad anticipare le somme». La compartecipazione ai ticket sanitari, uno dei passaggi fondamentali richiesti dal Ministero lungo il percorso di uscita dal commissariamento, ha in verità, per i non autosufficienti, già una previsione di copertura (un budget di 12 milioni) che però la Regione non ancora definisce in attesa del rinnovo dei modelli Isee che, presumibilmente a metà maggio, disegneranno il fabbisogno aggiornato.
SCARSE RISORSE
Nel frattempo dovrebbero essere i Comuni a pagare le fatture delle strutture sanitarie, per poi richiedere i soldi alla Regione: «Appare evidente che il flusso finanziario non può essere il contrario. Nello stesso tempo è assurdo che il Comune, le cui scarse risorse non sarebbero in ogni caso in grado di reggere l'urto delle nuove disposizioni, si faccia esattore presso gli utenti e, in caso di insolvenza, le rispettive famiglie». Con il prelievo forzoso, poi, «al pensionato viene lasciato appena il 20% del trattamento minimo pensionistico, per piccole spese personali quando la retta pagata dal paziente non è omnicomprensiva e restano a carico del malato spese oltremodo consistenti, per farmaci non mutuabili e costosi, spese di lavanderia e quel minimo di assistenza accessoria». «Sanno solo mettere le mani in tasca alla gente», aggiunge Paolo Gatti.