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Pescara, 24/11/2024
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Data: 25/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Striscia sospende Fabio e Mingo. D’Amario: 3 milioni per l’errore. Sotto accusa le immagini trasmesse su Canale 5: in televisione era finito l’edificio sbagliato

Il tg satirico ferma i due inviati dopo il servizio sull’immobile pagato il triplo del prezzo di partenza

PESCARA «Di certo non chiederemo meno di due o 3 milioni di euro di danni. C’è ancora tempo per fare i conti precisi». Lo dice il direttore generale della Asl Claudio D’Amario e, forse, c’è proprio il caso del palazzo d’oro – comprato nel 2012 da un imprenditore a 900 mila euro e rivenduto alla Asl due anni dopo al triplo del prezzo, cioè 2,8 milioni di euro – dietro l’ultimo annuncio del Gabibbo: «Dato che noi non siamo Masterchef, abbiamo sospeso Fabio e Mingo per alcune segnalazioni giunte alla redazione pugliese di Striscia, e saranno sospesi finché non le avremo verificate», così ha detto il pupazzo durante la trasmissione di giovedì scorso su Canale 5. «Mi piace questo fatto», commenta D’Amario, «non si può rovinare la reputazione delle persone». Perché Fabio e Mingo sono gli autori del servizio intitolato «Ok il prezzo è triplo» e dedicato proprio al palazzo di via Rigopiano andato in onda il 14 aprile scorso. Un servizio di quasi 3 minuti, fino alla consegna del «Provolone oscar» a D’Amario, che ha scatenato la reazione della Asl: il giorno dopo, D’Amario ha annunciato che presenterà una doppia richiesta di danni, una per la Asl e una per se stesso. E il manager Asl non torna indietro. Sui motivi della sospensione degli inviati di Striscia, da Mediaset nessuno si sbilancia ma il collegamento con il servizio pescarese l’hanno fatto quasi tutti, a partire dai siti Internet specializzati di televisione e spettacolo. Denunce e soldi. «Un presunto scoop basato su una ricostruzione dei fatti sbagliata», dice D’Amario pronto a denunciare Striscia per calunnia e diffamazione: «Abbiamo quasi tre mesi per preparare gli atti ed è giusto aspettare le decisioni del tribunale di Pescara». Infatti, il consigliere regionale M5S Domenico Pettinari ha presentato un esposto, la squadra mobile ha avviato gli accertamenti ma la procura, in poco più di un mese, ha chiesto l’archiviazione. Ora c’è attesa per la decisione del gip che potrebbe ordinare nuovi approfondimenti o mandare l’inchiesta in archivio. Dalla magistratura alla politica, è scontro tra Pettinari, tre deputati M5S e il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso: D’Alfonso ha annunciato di aver chiesto 200 mila euro di risarcimento a Pettinari per presunti danni d’immagine e la risposta dei grillini è stata sollevare il caso fino a Parlamento e governo con un’interpellanza di Gianluca Vacca, Andrea Colletti e Daniele Del Grosso sul ruolo del commissario abruzzese della sanità, D’Alfonso. Supermercato in tv. Però, il servizio di Striscia un errore lo contiene. In televisione è stato mostrato l’immobile sbagliato: è stato ripreso un supermercato in disuso lungo via Rigopiano, mentre l’edificio comprato dalla Asl si trova proprio dietro. Anche se lo stato di conservazione sembra quasi uguale, con intonaco distaccato e crepe, l’immobile acquistato dalla Pmc dell’imprenditore Ermanio Cetrullo, 63 anni e nipote del parlamentare Psdi Aldo Cetrullo, è più grande dell’ex supermercato con i suoi 4 mila metri quadrati. «I due inviati sono stati con me quasi mezzora e ho spiegato loro il percorso che ha portato all’acquisto ma il fatto che abbiamo rispettato la legge non è passato. Io sono stato allo scherzo ma mi sarei aspettato un po’ più di professionalità anche se si tratta di un tg satirico», dice D’Amario. D’Amario in Regione. Il direttore generale ha chiesto di essere ascoltato dalla commissione regionale di Vigilanza: «Voglio spiegare la genesi del bisogno di uffici. Non faccio il palazzinaro, devo offrire servizi agli utenti esterni e interni. E poi non sono io che faccio le gare d’appalto: sono le commissioni a farlo».

Ma il deputato M5S Vacca accusa: «La Regione è intervenuta solo dopo il rogito». E D’Alfonso pubblica le carte su Fb

PESCARA Un’altra puntata nello scontro tra il M5S e il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso. Tutto ruota intorno al palazzo acquistato dalla Asl al prezzo di 2,8 milioni di euro. Un acquisto contestato dai grillini da 5 mesi, prima ancora che fosse firmato l’atto notarile. È uno scontro che, dopo le lettere ufficiali e le accuse reciproche in consiglio regionale, si consuma su Facebook: ieri D’Alfonso ha pubblicato sulla propria pagina i documenti alla base dell’operazione. Un modo per fare trasparenza secondo lo staff del presidente, ma dai documenti emerge che la Regione ha tentato di bloccare l’acquisto a tempo ormai scaduto: è del 24 febbraio scorso, una lettera dell’assessore Pd alla Sanità Silvio Paolucci in cui si chiede alla Asl di fermare l’acquisto. Una richiesta impossibile però perché, al termine di un iter cominciato nel maggio 2014, il rogito davanti al notaio è stato firmato il precedente 16 febbraio, 8 giorni prima: da una parte, la Asl e, dall’altra, il venditore, l’imprenditore Ermanio Cetrullo, titolare della società Pmc di Pescara, con sede in via Aterno. Il deputato M5S Gianluca Vacca, autore di un’interpellanza parlamentare sul caso, passa al setaccio i documenti e dice: «Le carte pubblicate da D’Alfonso su Facebook confermano quanto sospettato dal nostro consigliere regionale Domenico Pettinari: l’acquisto della famigerata palazzina da parte della Asl per una spesa complessiva di circa 6 milioni di euro, tra acquisto e ristrutturazione, sembrerebbe un pessimo affare contestato anche da D’Alfonso che però ha bloccato troppo tardi l’acquisto. Ho portato la questione direttamente all’attenzione del ministro della Sanità e della presidenza del Consiglio», sottolinea ancora Vacca, «proprio per verificare se a causa di questo ritardo ci sia stato un investimento sbagliato, in questo momento così delicato per la sanità abruzzese, e proprio perché le forze di opposizione nel loro pieno diritto di verifica e controllo hanno il dovere di sottolinearlo e renderlo di pubblico dominio». «Inoltre», incalza ancora Vacca, «rimane il dubbio del perché un atto così importante porti la firma dell’assessore Paolucci che parla anche a nome del commissario D’Alfonso, e non sia direttamente a firma del presidente, fatto che avrebbe reso molto più incisivo lo stop arrivato per l’acquisto».

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