Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.935



Data: 26/04/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Beni per quasi due milioni sequestrati ai Di Tella. Sigilli a terreni, immobili, quote societarie e capitali sproporzionati al reddito

L’AQUILA I finanzieri del Comando provinciale, in applicazione della normativa antimafia, hanno eseguito il sequestro di beni per circa un milione 800 mila euro riconducibili a imprese legate all’imprenditore casertano Alfonso Di Tella e ai suoi familiari. Da anni trapiantato all’Aquila, Di Tella fu arrestato, tra gli altri, insieme ai figli Cipriano e Domenico, nell’ambito dell’inchiesta «Dirty job» nel giugno 2014. Le indagini fecero emergere un’infiltrazione nella ricostruzione post-sisma di imprese edili «aventi elementi di possibile contiguità con la consorteria criminale di stampo camorristico denominata clan dei Casalesi». Alfonso Di Tella e i figli, insieme a imprenditori aquilani finiti nei guai nella stessa indagine, «si erano progressivamente affermati nel business della ricostruzione privata, quella caratterizzata da affidamenti diretti, cioè senza gara, fatti dagli stessi proprietari degli immobili danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009». Il Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) del Nucleo polizia tributaria dell’Aquila, coordinato e diretto dalla Procura aquilana, ha eseguito ulteriori indagini per accertare tenore di vita, disponibilità finanziarie e, più in generale, consistenza patrimoniale dei soggetti indagati, esaminando le attività economiche esercitate dai medesimi, per individuare le lecite fonti di reddito e verificare le sussistenze delle condizioni di applicabilità del disposto normativo presunto dall’articolo 20 del decreto legislativo 159/2011. Al termine dello screening patrimoniale è emersa la disponibilità, anche indiretta, in capo ai sospettati, di numerosi cespiti di valore sproporzionato rispetto al reddito lecito dichiarato, da ritenersi quindi frutto e/o reimpiego degli illeciti guadagni. Il provvedimento di sequestro, emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila - sezione misure di prevenzione - a seguito di richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) della Procura della Repubblica dell’Aquila, è stato eseguito dal Gico del Nucleo di polizia tributaria dell’Aquila in collaborazione con i colleghi dei comandi provinciali di Parma, Roma, Napoli, Benevento e Caserta e ha riguardato il patrimonio riconducibile ai Di Tella, tra i principali indagati di «Dirty Job», costituito da terreni, immobili, beni mobili registrati, quote societarie, capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie detenute anche per interposta persona in valore sproporzionato al reddito dichiarato, da ritenersi frutto e/o reimpiego degli illeciti guadagni derivanti dalla commissione dei reati. Nella medesima vicenda sono indagati, sia pure con accuse meno pesanti, altri imprenditori aquilani quali Elio Gizzi, ex presidente dell’Aquila calcio nonché proprietario della Domus e i fratelli Dino e Marino Serpetti, proprietari di hotel in centro storico. Ci sono poi altre persone che in questa indagine sono implicate ma con ruoli marginali. Questo procedimento sta andando avanti nel senso che gli accusati, dopo avere ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini, sono in attesa della fissazione dell’udienza preliminare in vista dell’imminente richiesta di processo da parte del sostituto procuratore David Mancini.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it