Avevano collezionato, uno dopo l’altro, oltre 900 giorni di assenza in due anni e mezzo, in gran parte per malattia e presi in prossimità di ferie e giorni festivi. Ma, nonostante le visite fiscali e l’avvio di un procedimento a loro carico, continuavano a presentarsi molto raramente sul posto di lavoro. Per questo motivo l’Atac ha deciso di licenziare per «scarso rendimento» quattro autisti di bus del trasporto pubblico, assenteisti cronici. Un segnale forte, da parte dell’azienda capitolina, lanciato subito dopo il caos scioperi di venerdì 17 aprile (quando il servizio era andato in tilt anche fuori dagli orari dell’agitazione sindacale) e in previsione di giorni, come il primo maggio, e periodi particolari, come il Giubileo, in cui i trasporti saranno un punto cruciale della macchina cittadina. «La volontà della nostra amministrazione è chiara: vogliamo, senza nessuna caccia alle streghe, elevare l’efficienza della nostra azienda di trasporti dalla quale dipende la qualità della vita di milioni di romane e romani - spiega Ignazio Marino - So che la stragrande maggioranza dei lavoratori di Atac la pensa così, nell’interesse dei cittadini e della dignità del loro lavoro».
NUMERI DA RECORD
In particolare i quattro autisti hanno fatto complessivamente quasi mille giorni di assenza (di cui più di 600 per malattia) tra 1 gennaio 2013 e aprile 2015. Il picco individuale è stato di 403 giorni di assenza (239 per malattia). La decisione è stata intrapresa da Atac «dopo un lungo periodo di osservazione – si legge in una nota dell’aziende del trasporto pubblico romano - nel corso del quale agli autisti interessati sono state segnalate le criticità riscontrate». Alta soprattutto la percentuale dei giorni di malattia (tra il 67 e il 74 per cento) ricadenti in prossimità dei giorni di riposo. Una circostanza, quest’ultima, che aveva acceso i riflettori dell’azienda di via Prenestina, facendo scattare le verifiche che hanno portato ai licenziamenti. «L’attività rientra nell’ambito di un piano di monitoraggio che l'azienda sta svolgendo sull’andamento delle assenze per malattia - spiegano da Atac - Tale analisi, motivata dalla necessità di migliorare la produttività, come espressamente previsto nel piano industriale, si focalizza sui dipendenti che hanno totalizzato un numero di assenze per malattia superiore alla media registrata nella propria categoria di appartenenza». Insomma la linea dura anti assenteismo, annunciata dall’assessore capitolino alla mobilità Guido Improta e dell’amministratore delegato di Atac Danilo Broggi, ha per ora quattro nomi e cognomi. Ma il sindacato insorge: «Lo sciopero del 17 aprile ha messo in vista la disorganizzazione dell’Atac e l’azienda ha risposto individuando 4 capri espiatori che nulla hanno a che vedere con quel giorno, facendo una finta azione di moralizzazione», sostiene il segretario Autoferrotranvieri dell’Ugl di Roma e Lazio, Valentina Iori. Ma l’azienda è irremovibile: l’assenteismo va combattuto seriamente.