SULMONA. La Schiappa viaggia sull'orlo del baratro, i sindacati temono ulteriori pesanti tagli occupazionali e sollecitano un confronto urgente con la Regione per individuare politiche gestionali nuove.
Lo «stato di emergenza» è stato lanciato all'indomani dell'incontro del 18 giugno, quando l'amministratore della società di trasporto che cura in particolare le linee fra il Centro Abruzzo e Roma ha confermato ai delegati di Cgil, Cisl e Uil «la dimensione strutturale delle difficoltà economiche». Detto in parole semplici: senza incidere pesantemente su organici e organizzazione del lavoro la situazione può solo peggiorare.
Di qui la decisione dei sindacati di puntare a un confronto diretto con la «proprietà» politica, ovvero la Regione. I responsabili di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, Scaccialepre, Di Naccio e Di Credico, hanno scritto al presidente Ottaviano Del Turco e all'assessore ai trasporti, Ginoble. «Nel corso della riunione del 18 giugno con l'azienda Schiappa, l'amministratore unico Antonio Montanaro ha evidenziato le difficoltà economiche divenute strutturali e sulle quali si vuole intervenire. Si prospettano tagli occupazionali e interventi sul servizio», scrivono i sindacati, «facendo ricorso alla trasformazione di corse da "doppio agente" a "unico" e modifiche alle corse dirette a Roma. Facciamo presente che in azienda si registra una precaria organizzazione del lavoro, in alcuni casi al limite della sicurezza, una carenza cronica di personale, più evidente nel periodo estivo. Per questo abbiamo chiesto il rispetto rigoroso delle norme contrattuali e di sicurezza e l'immediata assunzione di alcune unità lavorative. Riteniamo necessario aprire un confronto nel quale, preso atto del fallimento del processo di fusione tra Schiappa e Paoli bus», aggiungono i sindacati, «ipotizzare gli interventi necessari tra i quali il ricollocamento dell'azienda all'interno di Arpa. Un percorso che consentirebbe la reale integrazione con migliore qualità dei servizi e riduzione delle perdite. Ribadiamo la totale contrarietà a tagli occupazionali o riduzioni del servizio», conclude la lettera, «che andrebbero a colpire una delle aree più in difficoltà della regione».