PESCARA Stessa bicicletta, stessi luoghi di tre anni fa. E identiche condizioni di strade, marciapiedi, piste ciclabili e ponti non realizzati. Unica eccezione Giulianova, che ha una parte della riviera recintata per lavori. Per il resto, della futura e a questo punto futuribile prosecuzione della Ciclovia Adriatica (progetto europeo), da noi ambiziosamente chiamato “Bike to coast”, non c’è traccia. In Abruzzo, lungo quei bellissimi 131 km di spiaggia, pinete, fiumi ed ex tracciato ferroviario, di aperto finora c’è solo il cantiere di Giulianova (il quale dovrebbe essere ultimato per il 21 giugno); tutti gli altri grandi progetti sono fermi sulla carta. Soltanto poche ora fa qualche Comune ha fatto sapere di aver appaltato i lavori del tratto di sua competenza e con i soldi – complessivamente 34 milioni – dell’Unione Europea concessi dalla Regione. E l’assessore Dino Pepe si sbilancia: «All'inizio del prossimo autunno tutti i lavori potranno iniziare». Tre anni, tanto è passato da quando Il Centro ha percorso in bicicletta la costa da Martinsicuro a San Salvo mettendo in luce l’occasione che all’Abruzzo si presentava: realizzare una pista ciclabile che lo avrebbe inserito nel mercato del cicloturismo. Gruppi di turisti che scoprono sulle due ruote tutto quello che l’Abruzzo non ha saputo far conoscere e apprezzare di se stesso. Ma dicevamo anche dell’importanza di fare presto, perché prima la pista ciclabile sarebbe stata realizzata meno abruzzesi avrebbero sofferto la crisi e potuto trarre giovamento dall’intero movimento che si sarebbe innescato. Un progetto subito abbracciato dalla politica, a cavallo delle elezioni dello scorso anno. Prima dall’amministrazione di centrodestra dell’ex governatore Gianni Chiodi poi dal centrosinistra con Luciano D’Alfonso. Peccato che di quelle intenzioni e belle promesse, dopo tre anni c’è talmente poco che si può oggi benissimo parlare di occasione sprecata. In tre anni solo un cantiere aperto. Era stato detto: la nuova pista ciclabile prima dell’estate 2015. Era stato promesso: subito i cantieri e lavori celeri. D’Alfonso aveva anche parlato di premialità ai Comuni che avrebbero concluso per primi i lavori. Oggi quei 500mila euro di “bonus” toccherebbero a Giulianova. Ma dov’è il resto del gruppo? Non c’è: è come se non ci fosse stata competizione. Il risultato è che anche per l’estate imminente non ci sarà la Ciclovia. Perché pure quest’anno per andare, ad esempio, in bici da Giulianova a Cologna spiaggia occorrerà deviare sulla Statale 16 e sfilare accanto al traffico; perché anche quest’anno l’ex tracciato ferroviario della costa teatina da San Vito a Vasto è pericoloso, coperto da ghiaia, rovi e le gallerie sono chiuse. E perché anche quest’anno dei quattro ponti ciclabili da costruire (sul Tordino, sul Vomano, sul Piomba e sul Saline) neanche uno è stato realizzato. Con l’aggravante che nel frattempo il ponte ciclopedonale sul Vibrata ha ceduto causa smottamenti ed è stato chiuso. E che del ponte sul Saline tra Montesilvano e Città Sant’Angelo si ricorda soltanto una triste cerimonia per la posa della prima pietra (rimasta tale) da parte dell’ex Provincia di Pescara. Tre anni fa avevamo scritto che a Cologna la pista ciclabile non esisteva perché occorreva salire sul marciapiede: la situazione è rimasta uguale. Roseto continua ad essere un equivoco per le bici: a nord si va sulla strada, lungo la riviera c’è un tracciato riservato, a sud si va sui marciapiedi, che sono pure malridotti. Per arrivare al Vomano occorre percorrere le stradine bianche ridotte a discariche, risalire sulla Statale 16 e avventurarsi su un corridoio del ponte talmente stretto da augurarsi di non incrociare nessuno in senso opposto. Avevamo descritto quanto fosse invece bello il tratto tra Scerne di Pineto e Pineto e lo confermiamo ribadendo tuttavia che ci vorrebbe di tanto in tanto qualche panchina, qualche cestino, qualche “isola” dove fare un pic-nic, e un’adeguata segnaletica: qualcosa insomma che l’avvicinerebbe agli standard europei delle piste ciclabili più comuni. Quello di Pineto è un altro dei tratti più belli, tra linea ferrata, pini e spiaggia. La pista ciclabile trova naturale prosecuzione nella pineta che conduce, però, nella Riserva del Cerrano; i lavori del tracciato tra Borgo Santa Maria a Pineto centro non li vediamo. Silvi: niente pista ciclabile tre anni fa e niente pista oggi. Marciapiedi e Statale fino a Montesilvano. Qui ci infiliamo in viale D’Andrea e dobbiamo di nuovo salire sui marciapiedi per evitare che qualche auto ci investa. Il Comune fa sapere che il 12 maggio saranno aperte le buste per l’appalto dei lavori. Noi, con la nostra bici, imbocchiamo la pista ciclabile della riviera e della quale sospettiamo l’agibilità considerata la scarsa larghezza. Da “pianto greco” la situazione lungo la costa teatina. A Francavilla si va su marciapiedi e strada fra buche, saliscendi continui e dissestati che mettono a dura prova la nostra schiena. Un po’ di respiro nella parte verso sud, con un tracciato ricavato direttamente sull’arenile che sfocia di nuovo sulla strada. A Ortona zero piste ciclabili: andiamo prima sulla Statale e poi percorriamo le strade della zona-porto fino a Lido Saraceni. Ogni speranza di trovare qualcosa di adeguato alla nostra bici si ferma qui perché fino a Vasto, passando per San Vito, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro e Casalbordino non c’è nulla che possa essere assimilato a una pista riservata alle due ruote. L’ex stazione abbandonata di San Vito sembra stia lì ad avvisarci: transenne, cartelli di divieto, sassi e rifiuti. Lasciate ogni speranza voi che vi avvicinate sui pedali. Almeno per un altro anno.