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Data: 04/05/2015
Testata giornalistica: Il Sole 24 ore.com
Pensioni, pressing dal Pd e dal sindacato: il governo applichi subito la sentenza della Consulta

Archiviate le celebrazioni del 1° maggio e il via all'Expo, si torna a parlare dell'agenda del governo, le cui priorità non potranno non tener conto della sentenza della Consulta che il 30 aprile ha bocciato la riforma Fornero sulle pensioni. A farsi sentire sono soprattutto consumatori e sindacati, in attesa che lunedì riapra il Parlamento.

Spi-Cgil: governo e Inps applichino sentenza a stretto giro
«Il governo e l'Inps devono applicare la sentenza emessa dalla Corte costituzionale sulla rivalutazione delle pensioni così come avvenne con il contributo di solidarietà su quelle d'oro che fu restituito a stretto giro». Chiede il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. «È del tutto evidente - aggiunge Cantone - che bisognerà tornare al meccanismo di rivalutazione ante Fornero. La sentenza su questo è molto chiara: non si può fare cassa con i pensionati. Le pensioni da lavoro, che sono state conquistate e non regalate, devono essere tutelate». Palazzo Chigi, conclude la leader del sindacato pensionati Cgil, deve quindi «rimettere mano a tutto l'impianto di una riforma che ha penalizzato anziani, adulti e giovani», intervenendo «anche sul capitolo esodati ed età pensionabile».

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Codacons: in arrivo class action pro-pensionati
In arrivo anche una class action promossa dal Codacons a favore dei pensionati per la rivalutazione degli assegni pensionistici inferiori ai 2.400 euro mensili. Il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi, intende incalzare raccogliendo i ricorsi di migliaia di pensionati perché «tagliare gli assegni pensionistici o bloccare la rivalutazione delle pensioni, come ha sostenuto la Consulta, è un atto illegittimo». La stessa Costituzione, conclude «prevede l'obbligo di dare una vita libera e dignitosa ei lavoratori e ai pensionati, i quali hanno diritto ad aumenti delle pensioni proporzionali alla crescita del costo della vita».

D’Ottavio (Pd): La sentenza va applicata
«La sentenza della Corte Costituzionale va applicata. Il Governo e il Parlamento trovino una soluzione per restituire ai pensionati quanto da loro `prestato´ per affrontare la crisi del 2011». Così, in una nota, il deputato piemontese del Pd, Umberto D'Ottavio che aggiunge: «Era già nelle intenzioni allargare la platea dei cittadini da sostenere con gli 80 euro, ora, un po' perché costretti e molto per giustizia, si dia seguito».

Le perplessità dei tecnici
“Con tutto il rispetto dovuto considero parecchio discutibile la sentenza della Consulta sul taglio della indennità di rivalutazione per il 2012 e il 2013, disposta dalla riforma Monti-Fornero”. Lo afferma in una nota Giuliano Cazzola, esperto di lavoro e di welfare. “E' sicuramente importante difendere il diritto dei pensionati ad un trattamento adeguato, ma non al punto di creare problemi di sostenibilità all'intero sistema pensionistico e ad un quadro ancora precario delle finanze pubbliche. E' poi inaccettabile l'osservazione riguardante l'insufficiente motivazione del provvedimento come se alla Corte Costituzionale non conoscessero le condizioni del Paese nel novembre del 2011, quando non era a rischio solo la rivalutazione automatica, ma il pagamento stesso delle pensioni.

In ogni caso, adesso il Governo deve provvedere. A leggere con attenzione la sentenza, la censura non riguarda l'intera misura in sé (la Corte ha dichiarato altre volte ammissibili interventi di sterilizzazione della indennità di rivalutazione automatica, come nel caso del secondo Governo Prodi), ma la sua incidenza a livello dei trattamenti medio-bassi, mettendo così a rischio, secondo i giudici, il principio dell'adeguatezza. Il Governo potrebbe, allora, rimodulare il provvedimento sulla base di un multiplo più elevato dell'importo della pensione minima (nel 2011 pari a tre volte). In questo modo, si ridurrebbero, almeno in parte, le somme da restituire ai pensionati. Poi si potrebbero adottare forme di rateizzazione. Si tenga presente, infatti, che la Consulta - se chiamata nuovamente in causa - potrebbe giudicare ammissibile un provvedimento connotato da un maggiore senso di equità”

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