ROMA Le scuole italiane oggi rimarranno vuote. Professori e studenti scenderanno in piazza uniti per dire “no” al disegno di legge “la buona scuola” fortemente voluto dal premier Matteo Renzi e in discussione alla commissione parlamentare. Manifestazioni si svolgeranno in sette città italiane, ma saranno tre i cortei principali su cui confluiranno ragazzi e docenti da tutta Italia: a Roma, Milano e Bari. Intanto il ministro Boschi “apre”: sulla riforma «non c’è un prendere o lasciare. Se ci sono modifiche da fare, le faremo. Rispetto lo sciopero ma non oso immaginare cosa avrebbero potuto organizzare se invece di investire 3 miliardi avessimo tagliato come gli altri governi». Per i sindacati quella di oggi è una giornata definita «epocale». Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Cobas, per la prima volta dopo sette anni, hanno indetto uno sciopero e cortei unitari. Ai sindacati si sono uniti il coordinamento degli studenti sia delle superiori che degli universitari e le sigle del personale Ata. Con i lavoratori della scuola, scenderanno in piazza delegazioni della Fiom-Cgil e il Codacons. Al premier che ha affermato che «è difficile comprendere uno sciopero contro un piano che prevede 100mila assunzioni a settembre» e al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini che si è detta «perplessa» ribatte il segretario Fic-Cgil Domenico Pantaleo. «La riforma dell’esecutivo in molte parti nega il diritto allo studio, allarga le diseguaglianze e finanzia ulteriormente le scuole private». Il governo ha infatti previsto per tutte le scuole, statali e paritarie, nuove forme di finanziamento, il 5 per mille dalle dichiarazioni di reddito a favore della scuola frequentata dai figli; donazioni da parte di privati cittadini e solo per le paritarie, la detrazione fiscale fino a 400 euro all’anno per le spese sostenute per le rette. Misure, contestano i sindacati, che rischiano di accentuare il divario tra le scuole “di prestigio” e quelle delle aree a rischio. «Chiediamo che il ddl venga riscritto» ha detto chiaro e tondo Francesco Scrima della Cisl. C’è poi la questione del potere assegnato ai dirigenti scolastici. Su questo punto tutte le sigle sindacali sono concordi: la riforma accentua i poteri del dirigente scolastico prefigurando un uomo solo al comando mentre ridimensiona il ruolo degli altri soggetti. E sulle 100mila assunzioni di precari annunciate da Renzi, Massimo Menna della Uil non ha dubbi: «Ci sono migliaia di insegnanti iscritti nelle graduatorie che aspettano un contratto dal 2007 e anche questa volta rimarranno fuori». Oggi dunque il mondo della scuola colorerà il centro di Roma, Milano, Bari, Aosta, Cagliari, Catania e Palermo. La commissione Cultura bloccherà i lavori. «Per rendere possibile la partecipazione al corteo» ha spiegato Maria Grazia Rocchi del Pd, della commissione e dirigente scolastico. Ma ieri una prima vittoria i sindacati l’hanno conquistata. Il presidente della Commissione, il dem Andrea Marcucci chiederà ai segretari dei sindacati confederali, Camusso, Furlan e Barbagallo di essere sentiti sulla riforma. Le posizioni al momento sembrano però distanti. Ai cortei di oggi sono previste migliaia di persone. Una prof sicuramente farà lezione: è Agnese Renzi, moglie del premier. Insegnante part time a Pontassieve.