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Pescara, 27/11/2024
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05/05/2015
Il Messaggero
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L’Italicum è legge. Le opposizioni escono dall’aula. Aumentano i no. Camera, via libera con 334 favorevoli, 61 contrari e 4 astenuti Il governo: una svolta. FI, M5S, Lega e Sel pensano al referendum. |
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ROMA L’Italicum è legge. Ieri, a Montecitorio, l’ultimo voto sulla nuova legge elettorale grazie alla quale, nel progetto del presidente del Consiglio Matteo Renzi, «per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince», e che «è precondizione per l’innovazione economica». A ridurre i tempi del voto finale, ci hanno pensato le stesse opposizioni, i cui capigruppo si sono riuniti in mattinata per elaborare una strategia comune: ritiro degli ordini del giorno da discutere (erano 65), richiesta del voto segreto, abbandono dell’aula al momento del voto. L’Aventino, insomma. LE POSIZIONI
«Lasciamo al Pd tutte le sue contraddizioni, affinché sia chiaro al Paese che Renzi non ha neanche la maggioranza del suo partito. Il presidente della Repubblica dovrà meditare, come la Corte costituzionale e l’intero corpo elettorale, perché è nostra intenzione chiedere un referendum abrogativo semmai questa legge dovesse essere approvata», ha ribadito il presidente degli azzurri Renato Brunetta, consegnando alla maggioranza il messaggio delle opposizioni: questa riforma ve la voterete da soli, e vi conterete nel segreto dell’urna. Una strategia che è stata mal digerita da una parte dei forzisti, soprattutto dai verdiniani ancora convinti della bontà del Nazareno, e già ribattezzati «franchi sostenitori» in occasione del voto segreto sulle pregiudiziali di costituzionalità. I MALUMORI
Che, costretti fuori dall’aula per rispettare la linea del partito, nell’assemblea del gruppo hanno contestato la scelta concordata da Brunetta con i colleghi di Sel, Lega, Fratelli d’Italia e dei grillini, pure loro costretti all’Aventino dal voto segreto, «così vedremo come se la cava il presidente del Consiglio con i numeri», ha spiegato Danilo Toninelli, al momento delle dichiarazioni di voto. Sciolta la prognosi delle opposizioni, si è risolta anche quella della minoranza piddina che, certa di non causare un possibile “default” della maggioranza, è rimasta in aula e ha votato no.
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