L’AQUILA C’è chi non sa ancora quale Procura lo abbia messo sotto indagine; c’è chi oggi saprà se verrà rinviato a giudizio o meno, o se il proprio incartamento andrà a finire altrove; c’è infine chi ne è uscito pienamente e, ora, chiede il conto ai cittadini.
Per il momento, della roboante inchiesta sui rimborsi facili che sconvolse l’Abruzzo a cavallo tra il 2013 e il 2014, coinvolgendo quasi tutto il sistema politico tra giunta e consiglieri regionali, resta solo un gran confusione e una singolare disparità di trattamento.
Rimborsopoli, anno zero, o quasi. Le posizioni stralciate per competenza territoriale attendono ancora di conoscere il proprio destino. E’ il caso, ad esempio, di Gianni Chiodi, Nazario Pagano, Mauro Febbo, Carlo Masci, Paolo Gatti, Alfredo Castiglione. Per loro il prossimo step è l’avviso di chiusura delle indagini, avviso che nessuno dichiara di aver ancora ricevuto, ma sarà importante se non altro per indirizzare il tipo di strategia legale.
Un fattore, quello della territorialità, che potrebbe essere importante anche per le tre persone che oggi compariranno davanti al giudice, a Pescara, per l’udienza preliminare. Si tratta degli ex assessori Gianfranco Giuliante, Angelo Di Paolo e Mauro Di Dalmazio. Per loro, in linea teorica, si dovrà decidere tra archiviazione o processo, ma è probabile che vengano sollevate eccezioni proprio per quanto riguarda la competenza territoriale della Procura. E dunque gli incartamenti potrebbero finire altrove.
IL PARADOSSO
Infine c’è il paradosso delle posizioni archiviate. Che, sebbene perfettamente in linea con le norme, suona davvero beffardo agli occhi dei cittadini. Le prime tre o quattro richieste di risarcimento per le spese legali, infatti, sono già arrivate agli uffici competenti. Le altre seguiranno a stretto giro. Altro che scandalo rimborsi: alla fine la roboante inchiesta potrebbe insomma trasformarsi in un’imprevista tassa a carico dei cittadini. Dall’inchiesta sono usciti 15 dei 25 politici coinvolti: posizioni archiviate accogliendo le richieste della Procura. Alcuni di loro, così come previsto dalle norme dell’ente, non hanno perso tempo e hanno subito inviato alla Regione la richiesta di risarcimento per le spese legali sostenute. Il regolamento, d’altronde, parla chiaro: chi viene assolto con formula piena o, come in questo caso, prosciolto prima del dibattimento, ha diritto all’assistenza legale. Al momento ci sono tre o quattro istanze, che superano i 5mila euro medi inizialmente previsti. Soldi che la Regione potrà decurtare in base al proprio «tariffario». In questo caso si parla solo di assistenza legale in fase di indagini e non nel dibattimento. Il che attutisce il colpo economico, ma certamente non stempera l’effetto. E’ lecito attendersi che tutti seguiranno la stessa strada. E che, insomma, alla fine sul groppone dei contribuenti possano ballare tra i 75 e i 100mila euro.