A tappe forzate, senza un attimo di sosta, per salvare il salvabile. Oggi il sindaco Marco Alessandrini, il vice Enzo Del Vecchio e il direttore del Dipartimento amministrativo del Comune, saranno nuovamente a Roma, questa volta nella sede della Cassa depositi e prestiti, per contrattare la rinegoziazione dei mutui. La dilatazione delle rate in un tempo più lungo dovrebbe consentire di recuperare subito circa 3 degli 8 milioni di disavanzo che hanno messo in ginocchio le casse dell’ente, con il rischio della bancarotta. Ma si tratta soltanto di uno dei passaggi chiave necessari per scongiurare il default. Alla messa in sicurezza dei conti mancano appunto altri cinque milioni.
Un’altra tappa decisiva è quella del 27 maggio: «Entro questa data - spiega Alessandrini - dobbiamo avere il bilancio approvato. Così, in mattinata, abbiamo lavorato ad uno schema provvisorio di delibera che copre interamente gli 8 milioni di disavanzo attraverso i tagli». Delibera fittizia, sembra di capire, un passaggio tecnico indispensabile per accedere agli aiuti di Stato ipotizzati nella giornata di lunedì al ministero dell’Economia, non solo attraverso il Fondo di rotazione, già previsto nella fase di pre dissesto, ma con un ripianamento del disavanzo 2014, pari a oltre 50 milioni, attraverso modalità e tempi diversi rispetto a quelli stabiliti dalle norme attuali.
LA MANOVRA Nella serata di ieri il sindaco ha portato la bozza di delibera in giunta, aprendo la riunione dell’esecutivo anche ai rappresentanti della minoranza. L’obiettivo è andare in aula, prima del 27 maggio, non in un clima di scontro ma con la bozza di bilancio opportunamente emendata. Si parla di un maxi emendamento concordato con tutte le forze politiche che, alla luce delle decisioni assunte nel frattempo a Roma, possa evitare gli 8 milioni di tagli previsti nella delibera provvisoria, in altre parole la paralisi totale dell’ente e, per molti aspetti, della città. Il Comune è infatti la terza azienda di Pescara, dopo la Asl e la Fater, per numero di dipendenti, ma dopo il forte ridimensionamento delle Province, è anche il più importante erogatore di servizi e appalti pubblici, basti pensare al settore dell’edilizia, della manutenzione stradale, delle infrastrutture strategiche. Fermare tutto significherebbe indebolire ulteriormente un tessuto produttivo già provato dalla lunga crisi finanziaria che si protrae dal 2008.
RISCHIO PARALISI E tutto questo mentre alcune grosse partite sono ancora in gioco, basti pensare al Piano regolatore portuale o alla sistemazione di aree strategiche, come l’ex Cofa, che dopo la demolizione dei vecchi capannoni attende la sua occasione di rinascita al pari delle aree di risulta della stazione. Ecco perché, oltre ad auspicare la «massima collaborazione di tutte le forze politiche», il sindaco Alessandrini si rivolge all’intera città in un momento ancora segnato da mille incertezze. In particolare alla classe imprenditoriale, che potrebbero essere sempre più coinvolte dall’amministrazione comunale attraverso gli strumenti urbanistici degli accordi di programma e del project financing. L’impossibilità di contrarre nuove mutui, almeno per i prossimi dieci anni, non consente del resto altre strade. Il rischio, per la politica, è di perdere importanti quote di sovranità sotto il peso dei debiti.