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Data: 07/05/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Pensioni, non tutte saranno rimborsate. Dopo la Consulta il governo esclude una restituzione generalizzata. Il sottosegretario Zanetti: «La sentenza è comunque interpretabile»

Palazzo Chigi comunque precisa che la posizione ufficiale è quella espressa dal ministro Padoan: sugli assegni più bassi l’esecutivo pensa comunque di intervenire

ROMA «Sulle pensioni il governo rispetterà la sentenza». Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia già dalla settimana scorsa avevano messo un punto chiaro dopo la decisione dei giudici costituzionali. Ma il “come” ora diventa oggetto di dibattito perché ieri è stato il sottosegretario al Tesoro Enrico Zanetti a dire che sarebbe «impossibile e immorale restituire a tutti, anche alle pensioni più alte», le somme relative al blocco dell’indicizzazione deciso da Monti nel 2011. Una dichiarazione che in pochi minuti ha fatto scattare l’allarme nel governo che sta trattando la materia con molta prudenza, consapevole che la sentenza della Consulta avrà un impatto significativo. È il ministro Pier Carlo Padoan poi a precisare: «Pensiamo a misure che minimizzino l’impatto sui conti pubblici, nel pieno rispetto della Corte». L’intervento è allo studio e potrebbe essere pronto entro qualche giorno annunciano fonti da via XX settembre. Il criterio potrebbe essere quello di sacrifici più calibrati ed è Zanetti a spiegare che si sta ragionando come «rispettare la sentenza che ha definito quella misura incostituzionale perché non prevedeva un’adeguata gradualità e scelta delle soglie dalle quali fare i sacrifici. Ma rispettarla non significa necessariamente restituire tutto a tutti, anche a costo di mettere in difficoltà il bilancio dello Stato ma ripristinare una progressività. In concreto: alle pensioni più basse una restituzione dell’intera somma, parziale a quelle medie, e conferma della non restituzione per quelle più elevate». Da Bruxelles intanto si riaccendono i riflettori e ricordano che entro la prossima settimana le autorità italiane dovranno spiegare come intendono compensare gli effetti della sentenza, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica. In mancanza di ciò, il giudizio sui nostri conti pubblici atteso per il 13 maggio sarà sospeso. Il governo per il momento si muove coi piedi di piombo ma nella maggioranza si avvertono i primi mugugni dal Nuovo centrodestra che ai tempi dell’esecutivo Monti, dentro il Pdl, dovette cedere alla decisione sul blocco delle pensioni. Monti oggi difende a spada tratta il decreto “Salva Italia” definendo quelle misure «strettamente indispensabili» e ricordando ai giudici che «anche il vincolo di bilancio è un valore costituzionale». Ma nella maggioranza alzano il muro contro l’orientamento del governo, gli uomini di Alfano. Il presidente della commissione Lavoro del Senato Sacconi, intima il governo a non «ricalcolare le prestazioni secondo le fasce di reddito perché realizzerebbe una soluzione iniqua e come tale esposta a un’altra bocciatura della Consulta». Ancor più dure le dichiarazioni delle opposizioni con Di Maio che per i 5 Stelle considera «immorale non restituire ai pensionati i soldi dopo la sentenza». Matteo Salvini annuncia che la Lega Nord farà barricate ed «è pronta a occupare il ministero del Tesoro se lo Stato non restituirà fino all’ultimo centesimo ciò che ha rubato». Intanto fioccano cifre quasi tutte al rialzo del costo che la decisione della Corte potrebbe provocare. I conti fatti da Bruxelles anche se da fonte non ufficiale, sfiorano i nove miliardi. Dalla Cgia di Mestre, i rimborsi per i 5 milioni di pensionati che hanno subito il mancato adeguamento, toccano la considerevole quota di 16,6 miliardi di euro. Un tale impatto potrebbe davvero costare carissimo ma dal ministero del Tesoro sembrano escluderlo. «Di sicuro ci siamo giocati il tesoretto» commenta ancora il sottosegretario Zanetti, assicurando che l’intervento sarà compatibile con gli equilibri di bilancio, confermando che «la restituzione per pensioni fino sette o otto volte quelle minime, rappresenterebbe un’ingiustizia rispetto ai sacrifici fatti dagli altri». L’impegno del governo è ambizioso in una partita che si annuncia combattiva anche con le organizzazioni sindacali e di categoria. Federmanager e ManagerItalia che avevano presentato ricorso assicurano che proseguiranno la battaglia. In trincea anche Cgil Cisl e Uil che si opposero strenuamente al “Salva Italia” e anche alla riforma complessiva delle pensioni del governo Monti-Fornero. «Il governo restituisca il maltolto» avverte Barbagallo leader della Uil, che ha valutato in circa 2.500 euro il rimborso biennale per le pensioni più basse alle quali è stato applicato il blocco. La partita è comunque aperta e il governo la vuole chiudere sapendo di avere anzitutto gli occhi puntati dell’Europa a proposito delle scelte che riguardano i conti pubblici.

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