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Pescara, 27/11/2024
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Data: 07/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
L’ipotesi per gli arretrati: pagamento in titoli di Stato. Con versamenti in Bot e dilazionati impatto contenuto sui conti pubblici. Ancora incerta la platea dei beneficiari da cui dipende il costo dell’operazione

ROMA Non a tutti, e non tutto insieme. E forse nemmeno in contanti. Il governo sta studiando l’ipotesi di restituire ai pensionati gli aumenti arretrati in titoli di Stato. In questo modo verrebbero neutralizzati gli effetti sul deficit rilevante ai fini europei, anche se naturalmente lo Stato dovrebbe fare più debito per onorare i propri impegni. Resta la necessità di trovare le risorse finanziarie fresche per garantire l’effetto della mancata rivalutazione 2012-2013 per gli anni a venire, e questo avverrà con la prossima legge di Stabilità.
LA PLATEA L’esecutivo sta procedendo per tappe. Il primo obiettivo è definire in modo esatto l’impatto finanziario della sentenza della Consulta e quindi sul piano giuridico definire nuove modalità di rivalutazione che permettano di rispettare il pronunciamento dei giudici, limitando però l’impatto sui conti pubblici. Poi, una volta fissata la platea dei pensionati teoricamente interessati, andrà messo a punto un provvedimento che regoli il passato, ovvero sostanzialmente la restituzione degli arretrati; mentre il reperimento dei fondi per gli anni dal 2016 in poi potrebbe essere appunto definito il prossimo autunno.
IL TESTO IN GAZZETTA Per le pendenze degli anni passati l’idea è non solo provvedere a rate, ma anche utilizzare titoli di Stato. La stessa scelta fu fatta quasi venti anni fa, quando il governo Dini dovette fronteggiare (in realtà con un certo ritardo) gli effetti di due sentenze della Corte costituzionali in materia di pensioni di reversibilità e trattamenti integrati al minimo. Anche allora la situazione dei conti pubblici era delicata, vista la necessità di convergere verso la moneta unica. Il conto in quel caso era di ventimila miliardi di lire, i pensionati coinvolti quasi un milione. Le somme non riconosciute furono inserite dall’Inps nelle successive rate di pensione; quanto agli arretrati però il pagamento venne dilazionato in sei annualità, e la “moneta” offerta furono titoli di Stato negoziabili: per i pensionati c’era quindi la possibilità di realizzare comunque la somma, pur se con le incertezze legate agli andamenti dei mercati finanziari. Tornando al presente, le decisioni del governo dovrebbero arrivare in tempi relativamente rapidi, al massimo entro qualche settimana. Proprio ieri sera è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la sentenza depositata la settimana scorsa, che quindi è ora ufficialmente in vigore.
IL RUOLO DELL’INPS La domanda che si pongono gli interessati è come muoversi per ottenere le somme perse in questi anni: importi non indifferenti visto che tra l’altro l’inflazione effettiva riconosciuta per i due anni - e destinata a trascinarsi anche sulle annualità succesive, è risultata piuttosto alta: 2,7 e 3 per cento. Concretamente, l’opzione più ragionevole in questa fase è attendere che il governo maturi il proprio orientamento. A seguito di un eventuale provvedimento legislativo, sarebbe poi l’Inps con una propria circolare a definire gli aspetti più pratici ed eventualmente a prendere contatto con i pensionati interessati o con i loro eredi.

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