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Data: 07/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Squinzi: «Ora bisogna legare retribuzioni e produttività»

ROMA Un nuovo accordo sulla contrattazione collettiva. Con «regole radicalmente nuove» che evitino la «sovrapponibilità dei livelli» e rendano molto più stretto il legame tra salari e produttività. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sceglie la platea dell’assembla privata della sua associazione (appuntamento che precede l’assemblea pubblica del 28 maggio all’Expo a Milano) per lanciare un messaggio ai sindacati: ritroviamoci attorno a un tavolo e, insieme - questa la sintesi - continuano l’opera di modernizzazione del mercato del lavoro avviata con il Jobs act di Renzi. E, mentre il governo «fa il tifo perchè le parti lavorino bene» (Giuliano Poletti) già arrivano le prime adesioni. Dalla Cisl di Annamaria Furlan che si dice «pronta ad affrontare da subito un confronto costruttivo»; e dalla Uil di Carmelo Barbagallo che ricorda la «proposta articolata» elaborata due mesi fa e «già posta all'attenzione delle altre parti sociali», auspicando che il 2015 sia « l'anno dei contratti».
IL NUOVO OBIETTIVO
Da fine maggio Giorgio Squinzi entrerà in quello che sarà probabilmente il suo ultimo anno di leadership dell’associazione di viale dell’Astronomia. Ma avvisa: non sarà un anno di riposo, anche se tanti sono gli obiettivi già raggiunti (tra questi la governance con la riforma Pesenti, l’avvio del pagamento dei debiti della Pa, il taglio dell’Irap, la decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato (che Squinzi chiede di far diventare «strutturale»), il “taglia bollette”, la moratoria sui debiti delle imprese, il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca, e ovviamente il Jobs act. «II Decreto Poletti e il Jobs Act, sono due interventi di rilevanza strategica e di forte rottura rispetto al passato». Ma il percorso verso un mercato del lavoro più moderno non è finito e «va portato pienamente a termine». La prossima tappa è la definizione di nuovi modelli contrattuali.
IL DIALOGO
Squinzi ribadisce: il suo Dna di uomo e imprenditore è «il «dialogo costruttivo» con le altre parti sociali. Non nega, anzi se ne rammarica, che negli ultimi tempi questo dialogo «si è affievolito». Ma bisogna riavviarlo assolutamente per «recuperare tempo, produttività e competitività perduti». Il Jobs Act «va nella direzione giusta» ma serve di più. «Adesso - dice Squinzi - tocca a noi innovare l’organizzazione del lavoro interna alle nostre imprese». Ed è in questo contesto che si inserisce la proposta di «regole radicalmente nuove della contrattazione collettiva». Secondo il numero uno di Confindustria «bisogna rivedere il modello contrattuale per assicurare la certezza dei costi, la non sovrapponibilità dei livelli di contrattazione e legare strettamente retribuzioni e produttività». Non manca un riferimento al governo la cui azione, nel complesso, Confindustria giudica positivamente. Ma verso la quale comunque continuerà il pungolo: «Nei prossimi 12 mesi non ci stancheremo di sollecitare il Governo e le istituzioni europee in modo propositivo, ma anche critico e costruttivo, affinché sostengano una forte politica per gli investimenti».

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