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Data: 07/05/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Scuola, dopo lo sciopero Renzi incontra i sindacati «Modifiche ma con paletti». Non si tocca l’autonomia dei presidi: potranno scegliersi il team di docenti

Il premier ha riunito ministri e parlamentari: l’iter del ddl dovrà essere veloce

ROMA Modifiche sì, ma i punti cardine della riforma della scuola non si toccano. È questa, in sintesi, la posizione del premier Matteo Renzi sul disegno di legge “La Buona Scuola”. Il giorno dopo lo sciopero generale che ha portato in piazza 500mila tra docenti e studenti, il presidente del Consiglio ha convocato ieri nella sede del Pd al largo del Nazareno deputati e senatori delle rispettive commissioni Cultura. Con loro anche i ministri dell’Istruzione Giannini e delle Riforme Boschi. Ufficialmente, si dovevano valutare quali modifiche apportare al ddl, accogliendo alcune richieste avanzate dai sindacati. In pratica, si è trattato più che altro di una riunione tecnica per stabilire modi e soprattutto tempi, per l’approvazione del ddl. Perché se il provvedimento non verrà approvato il 19 maggio alla Camera e a metà giugno al Senato, i centomila precari che aspettano un’assunzione da anni, ne dovranno aspettare un altro ancora. Per questo il premier ha convocato deputati, senatori e ministri. Da un lato, ha confermato quali modifiche apportare senza stravolgere il piano, dall’altro, ha ricordato a tutti che bisogna fare in fretta. E soprattutto evitare che il testo, una volta approdato al Senato, venga modificato e ripassi alla Camera. In questa strategia di aperture e “paletti”, si inserisce l’incontro di oggi con i rappresentanti di Cgil, Cisl,Uil e le sigle degli altri sindacati del mondo della scuola. Davanti a loro, il presidente dei deputati Dem Orfini, il vicesegretario del partito Guerini e parlamentari della commissione Cultura. I sindacati chiederanno una riscrittura del testo. Domenico Pantaleo della Cgil scuola: «L’apertura del governo va nella direzione giusta? Se parliamo di cambiamenti radicali sì, ma se si tratta di piccole modiche non va bene». Il premier metterà sul tavolo le modifiche già apportate al testo originario. I dirigenti scolastici, ad esempio, dovranno farsi approvare il Piano dell’offerta formativa, ossia quello che la scuola offre agli studenti, dal Consiglio di Istituto. Un punto su cui ieri il premier-segretario si è detto disponibile a riaprire è anche la modifica della responsabilità di scelta dei professori da premiare. I più meritevoli non saranno scelti esclusivamente del preside, ma saranno individuati dal capo di istituto affiancato da un Comitato di valutazione nominato dal Consiglio di istituto. Le modifiche alla figura del preside-sindaco, uno dei punti più criticati della riforma, finiscono qui. Renzi, ieri, è stato chiaro: non si torna indietro né sulla autonomia scolastica né sulla facoltà dei presidi di scegliersi la squadra di professori. Perché, va bene mitigare i poteri del preside su premi e offerta formativa «ma sulla scelta dei docenti, una volta stabiliti i criteri, dovrà essere lui il responsabile delle decisioni prese». Si pensa alla possibilità dei docenti di autocandidarsi e che i presidi facciano colloqui per selezionarli. L’ultima parola sulla scelta però spetterà solo al preside. Al massimo, dovrà motivarla.

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