ROMA L’Italia rispetterà la sentenza della Corte costituzionale sul blocco della rivalutazione delle pensioni. Il rimborso sarà a rate e progressivo. Ad assicurarlo è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ieri ha incontrato al ministero di via XX Settembre il ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Il faccia a faccia è servito a dare garanzie e a chiarire le intenzioni del governo italiano, che quasi sicuramente dopo le elezioni regionali di fine maggio farà un decreto per la restituzione degli arretrati. Martedì prossimo, invece, il governo riferirà in Parlamento sugli effetti della sentenza della Consulta. «Ho confermato che il governo sta lavorando nel rispetto dei termini della sentenza a misure che abbiano un impatto minimo sulla finanza pubblica e rispettino gli obblighi imposti dalle regole Ue» ha detto Padoan al termine dell’incontro. L’obiettivo è quello di restare sotto il 3% del deficit, con un intervento «progressivo» come suggerito dalla stessa sentenza della Consulta. Parole che, almeno per adesso, hanno convinto l’emissario di Bruxelles. «Sono fiducioso che il governo italiano prenderà la giusta decisione», ha scandito Mister Euro, aggiungendo che «l’Eurogruppo ha fiducia in Padoan». Per la restituzione, che non potrà riguardare tutti i pensionati ma solo quelli che prendono fino a una cifra da stabilire, ci sarà un decreto. Sul piano tecnico, soprattutto per quanto riguarda le soglie con cui attuare la progressività (rimborso totale, rimborso parziale e nessun rimborso) sono ancora diverse le opzioni allo studio.Quel che è certo dopo la pronuncia della Corte costituzionale, il Tesoro e Palazzo Chigi sono al lavoro per far quadrare i conti ed evitare un buco che potenzialmente può arrivare fino a 19 miliardi di euro. Misure quelle a cui lavora il governo che serviranno a contenere l’aggravio sui conti prevedendo un “tetto” alla riqualificazione e dunque escludendo gli assegni più alti, con un meccanismo progressivo che va da rimborsi parziali a rimborsi totali per quelli pari a tre volte il minimo, 1.500 euro lordi. Per la copertura si dovrebbe giocare sul deficit, spingendo l’asticella dal 2,6% previsto nel 2015 al limite del 3% per evitare procedure europee sui conti. Il governo dunque avrebbe un margine di manovra dello 0,3% o di un tiratissimo 0,4%. In valori assoluti si tratta di 6-7 miliardi. Quando arriveranno? «Non c’è una scadenza temporale per il governo italiano per presentare gli interventi dopo la sentenza della Consulta sulle pensioni» spiega un portavoce della Commissione Ue, che mercoledì prossimo pubblicherà le “raccomandazioni” sui Paesi Ue . E l’Italia non dovrebbe “risentire” della sentenza della Consulta sul blocco delle rivalutazioni. Il governo vuole comunque evitare che la rabbia dei pensionati esploda in campagna elettorale. Ed è per questa ragione che i rimborsi arriveranno a giugno. Nell’attesa, i sindacati e le associazioni dei consumatori fanno pressing sul governo affinché restituisca, subito, tutti gli arretrati. «I pensionati debbono recuperare immediatamente un po’ di potere d’acquisto» dice il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, mentre il Codacons prepara una “class action” e pubblica sul suo sito la diffida da inviare all’Inps «affinché non metta in atto nessuna misura per limitare i rimborsi». Giorgia Meloni fa sapere che Fratelli d’Italia metterà a disposizione dei pensionati un pool di avvocati per i ricorsi mentre Renato Brunetta (Fi) non perde occasione per fare campagna elettorale: «Noi chiediamo ai cinque milioni e mezzo di pensionati che devono ricevere indietro i loro soldi di pensarci bene, di pensarci due volte prima di votare Renzi o il Pd alle prossime regionali».