ROMA La riforma della scuola «non è un prendere o lasciare ma quello che non si può accettare è lasciare le cose come sono: la scuola in mano ai sindacati funziona? Io credo di no». Maria Elena Boschi apre a modifiche sulla contestatissima riforma della scuola, da oggi al rush finale in commissione. Ma apre un nuovo fronte polemico con i sindacati che il 5 maggio hanno portato 500mila persone in piazza e che ora rispondono per le rime. «La dichiarazione della Boschi conferma l’arroganza e il disprezzo della democrazia: la scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del governo», replica il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo per il quale, le modifiche al ddl presentate dal Pd non cambiano l’impianto del ddl che resta «autoritario e incostituzionale». Il governo? La finisca con «autosufficienza e arroganza, cambi rotta e invece di continuare a deligittimare i sindacati coinvolga chi la scuola la vive tutti i giorni», aggiunge Scrima della Cils. Per la Boschi doveva essere una tranquilla domenica di campagna elettorale per sponsorizzare il candidato del Pd a Pesaro ma è stato altro. E già perché il primo a contestare le parole della ministra delle Riforme è stato proprio Luca Ceriscioli, candidato del centrosnistra nelle Marche. Insegnante di matematica in aspettativa, Ceriscioli ha preso le distanze dall’affondo della ministra. La Boschi rivendica le modifiche apportate dal Pd alla ddl “Buona scuola” contro il quale hanno manifestato insegnanti, precari e studenti. «Il ruolo del dirigente scolastico è stato attenuato, pur riconoscendo l’autonomia dei dirigenti che devono poter individuare l’insegnante più giusto per la loro scuola», dice sottolineando «la sfida del cambiamento». Al Senato dove oggi approda in commissione Cultura il ddl c’è ora «un passaggio fondamentale, una sfida da cogliere tutti insieme, che facciamo rinviamo tutto? No, io non ci sto», aggiunge Boschi confermando che il governo vuole approvare la riforma entro il 15 giugno. Ceriscioli però non è d’accordo. «Lo strapotere lasciato ai dirigenti scolastici va mitigato perché la collegialità è un valore quando si devono raggiungere risultati». E anche sui precari il ddl «va rivisto» dice ricordando che lui è entrato in ruolo dopo dieci anni facendo il primo concorso che gli si è presentato e che da sindaco di Pesaro ha stabilizzato 70 precari che avevano lavorato per il Comune senza «sceglierne neanche uno perché era giusto riconoscere il loro investimento di vita». I sindacati restano sul piede di guerra. A distanza di giorni dalla mobilitazione lamentano di non essere stati convocati dall’esecutivo e confermano che in assenza di modifiche «radicali» ci saranno altre iniziative. «Andremo avanti fino a pensare a un blocco degli scrutini», avverte Pantaleo. Anche il M5S promette opposizione in Parlamento e in piazza. Le modifiche del Pd «sono un compromesso al ribasso e squilibrato: viene concesso qualcosa agli insegnanti e alla scuola pubblica per dare nel contempo una mano sostanziosa agli istituti paritari. La scuola pubblica statale è la priorità ma governo e maggioranza stanno snaturando il nostro sistema sociale, alterando il principio costituzionale del diritto allo studio per favorire il privato», accusano i membri M5S.