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Pescara, 24/11/2024
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Data: 12/05/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Pensioni, Padoan rassicura l’Europa. Il ministro all’Ue: indicizzazione selettiva e per fasce di reddito, rispetteremo il deficit. Ma servono quattro miliardi

ROMA Una soluzione tecnica da gestire sul fronte del consenso. Dopo la “batosta” della Corte costituzionale il ministro dell’Economia sta cercando una via d’uscita che non faccia scattare l’allarme sui conti pubblici in Europa, e già ieri il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha spiegato al vice presidente dell’esecutivo dell’Unione europea con delega all’Euro Valdis Dombrovskis, e al responsabile degli Affari economici, Pierre Moscovici, l’impianto del provvedimento che potrebbe essere approvato già venerdì nella seduta del Consiglio dei ministri. La conferma è arrivata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Il ministro dell’Economia Padoan ha detto in maniera piuttosto chiara che noi vogliamo lavorare in direzione di una soluzione che sia equa, coerente con la sentenza e sostenibile per i conti pubblici». «Noi sappiamo che insieme alla corrispondenza alla decisione della Corte costituzionale» che ha bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo per il 2012 e il 2103, «abbiamo degli obblighi, sia rispetto al pareggio di bilancio scritto nella Costituzione italiana, sia rispetto ai patti che abbiamo sottoscritto con i nostri partner europei. Dobbiamo, quindi, rendere compatibili - ha proseguito Poletti - e coerenti le soluzioni a tutti questi input, cosa che credo saremo in grado di fare sicuramente». L’obiettivo del ministero dell’Economia è quello di mettere a punto una soluzione che rispettando i dettami della sentenza dell’Alta Corte sul rimborso degli adeguamenti automatici delle pensioni sopra i 1.500 euro non provochi la voragine nel bilancio dello Stato. Il decreto che verrà portato venerdì al Consiglio dei ministri introdurrà dal prossimo giugno rimborsi “selettivi” in grado di assicurare la progressività e la temporaneità richieste dalla Consulta. Un’accelerazione imposta anche dalla reazione europea alla decisione dei supremi giudici italiani. Bruxelles, che domani renderà noti i suoi giudizi sulle finanze dei Paesi dell’Unione, metterà comunque l’Italia sotto monitoraggio per verificare gli effetti sui conti del Paese della sentenza sulle pensioni. E del resto all’impatto sui conti dello Stato sarà legata anche la possibilità per l’Italia di utilizzare gli spazi di flessibilità conquistati da Renzi all’inizio dell’anno. «Lavoreremo per rispettare sia la sentenza che gli impegni verso i partner europei», hanno fatto sapere fonti del Tesoro. Il decreto del governo, come ha spiegato Padoan, sarà sostanzialmente coerente con le indicazioni contenute nel Def, e per finanziare il provvedimento verrà utilizzato il tesoretto da 1,6 miliardi già blindato nel documento di finanza. In realtà l’intenzione del governo sarebbe di dedicare alla indicizzazione delle pensioni anche altre risorse da trovare all’interno del bilancio dello Stato facendo salire la cifra. Secondo le simulazioni, per dare una risposta adeguata servirebbero almeno quattro miliardi di euro. La soluzione, comunque, potrebbe anche avvenire in due tempi: pagare da subito le pensioni adeguate all’inflazione, e rimandare invece alla legge di Stabilità la liquidazione degli arretrati. L’altro elemento di cui ha parlato Padoan è quello della “temporaneità” della misura. La rivalutazione parziale introdotta dal governo Letta, e che prevede una rivalutazione piena fino a 1.500 euro al mese, al 95% tra 1.500 e 2.000 euro, al 75% tra 2.500 e 3.000 euro, al 50% tra 3mila e 3.500 e al 40% oltre, vale per il momento per soli tre anni: il 2014, il 2015 e il 2016. I nuovi criteri di indicizzazioni “selettive” e per “fasce” di pensione, potrebbero essere allungati fino al 2018, anno dopo il quale l’indicizzazione sarebbe destinata a tornare piena per tutti. Per rendere il provvedimento sostenibile i tecnici del ministero stanno ipotizzando un contributo di solidarietà che permetta al governo di recuperare parte degli esborsi almeno a medio-lungo termine da destinare alla decontribuzione dei nuovi assunti che rischia, altrimenti, di rimanere rapidamente senza fondi considerando i numeri dei nuovi contratti a tempo indeterminato.

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