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Data: 13/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso l'adunata degli alpini - Il colorato sbarco degli alpini tra gioia e commozione Primi arrivi in città «Fa male vedere i danni del terremoto»

Gigi arriva da Treviso e insieme al gruppo di Roncadelle si è sistemato accanto alla chiesa di Cristo Re. Sono venuti con un tir carico di ogni ben di Dio, con tanto di autista. Lo incontriamo in bici in centro, mentre scende da piazza Duomo. Il tempo di qualche breve convenevole, poi, improvvisi, le lacrime e i singhiozzi. «Non riesco neanche a parlare - dice - pensando alla gente che ha sofferto molto. Vedere queste cose fa veramente male». Nella sua emozione c’è tutto il senso di questa adunata alpina che tra 48 ore sconvolgerà L’Aquila per tre giorni: gioia e spensieratezza, ma anche commozione e dolore.
I RICORDI Le penne nere stanno arrivando. Si incontrano in ogni angolo, già. Sempre con il cappello, spesso con il loro eccezionale carico pittoresco. Gli amici di Gigi, Loris e Giuseppe, siedono all’ombra di un grande tendone. «Abbiamo portato le brande larghe, quelle comode, mica vogliamo soffrire» scherzano. Hanno fatto il militare qui, 45 anni fa. «Era tutto diverso, le strade erano piccole - dicono - ma abbiamo visto che la città è più ricostruita di quello che passa in tv. Speriamo di incontrare in questi giorni qualche militare che era con noi all’epoca». Giuseppe è un omone grande e grosso: «Le adunate sono come una droga per noi, è impossibile rimanere a casa».
IL «PRIMO» Qualche metro più in là, lungo il viale di Collemaggio, c’è Ivano Martinelli. Per la quindicesima adunata consecutiva è stato il primo alpino ad arrivare. Nel suo camper ha perfino i pannelli solari, oltre ai cartelli che inneggiano agli alpini e ringraziano gli aquilani. Oggi si sposterà, raggiungerà i suoi amici nella zona della basilica. Anche lui è uno di quelli a cui L’Aquila ha tolto il sonno. «Ho girato con il motorino, non ho dormito per tutta la notte per quello che ho visto. E’ stato un trauma». Il motorino di Ivano, appunto. E’ già uno dei simboli di questa adunata: tutto tricolore, compresi il casco e una bandiera incorporata nella carrozzeria. Lo incontriamo di nuovo in centro, al bar Nurzia, dove è già di casa. «Che cosa porterà l’adunata? Tanta allegria e solidarietà e speriamo anche un po’ di benessere, ce n’è bisogno».
SPERANZE E PAURE Per il corso ci sono Lorenzo e Cristiano Simoncelli. Arrivano da Trento e sono qui da due ore. «La prima sensazione? Tristezza, tanta. Ma l’adunata porterà tanto entusiasmo e benefici economici». Nella zona del Comune è arrivato l’altra sera con il camper Zelio Morero. La sua bicicletta ha una piccola botte tricolore sul manubrio che distoglie l’attenzione dal criticato monumento alla rotatoria di via Vicentini. È insieme all’amico Ugo Maurino, arrivano da Pinerolo. «Vedere L’Aquila dal vivo, di notte, fa impressione - dicono -. Ci sono danni enormi, c’è bisogno ancora di tanto lavoro». Gino nel frattempo è tornato nella sua tenda. Le lacrime hanno lasciato il posto ai sorrisi rassicuranti come solo quelli degli alpini sanno essere. In fondo anche questa adunata è un’occasione per rinascere.

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